Presentazioni fiorentine a cura di Paolo Mugnai

Benedetto Ferrara si toglie i panni di giornalista e si mette quelli da direttore d’albergo. Lo fa nella finzione narrativa del suo ultimo libro, “Il mondo a casa mia. Vita e avventure di un direttore d'albergo”, edito da The Dot Company e presentato alla libreria Libraccio con  Cristina Pagani, Alessandro Augier e Andrea Vendali, i tre direttori di albergo, veri, che, insieme a Marco Vensi, gli hanno raccontato le storie poi trasposte sulla pagina.

“Sono storie vere amplificate da me”, dice Ferrara. “Ogni capitolo, appena finito, lo sottoponevo a loro per conferma, anche per eventuali errori sui termini alberghieri. Volevo che fossero contenti e si potessero riconoscere nel protagonista che è ognuno di loro”.

L’io narrante Alberto, anziano direttore d’albergo in pensione, rivede la sua vita raccontando tredici storie ambientate quasi tutte a Firenze dagli anni Settanta ai primi Duemila. Imprevisti e situazioni spesso divertenti che il direttore  insieme al suo staff deve risolvere.

“È un personaggio incredibile, un po’ attore, allenatore, psicologo, ci vuole talento per dirigere un’attività alberghiera”, spiega Ferrara, “sentendo queste storie da chi le ha vissute mi sono appassionato, perché è un mondo pieno di umanità. Mi sono divertito come un matto, ma ci sono anche storie più austere, come l’incontro con Nilde Iotti in cui lei si confida, perché a volte i personaggi pubblici non dicono niente ai giornalisti e preferiscono parlare con chi hanno conosciuto da poco”.  

Ci sono anche dei clienti sportivi?
“C’è un tifoso che rappresenta molto bene la città, non è un personaggio famoso, ma l’ho scelto perché racconta la fiorentinità meglio di un calciatore o un allenatore”.

Ospiti musicali?
“No, però in un certo senso c’è una colonna sonora, con una canzone citata che poteva essere il titolo di questo libro se tradotto in inglese ovvero People are strange dei Doors, perché la gente è strana, noi compresi”.

Ci sarà una trasposizione teatrale?
“Ci sono delle cose che potrebbe starci benissimo, perché no?”.
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