Ascoltano tutti con attenzione, rapiti dalle parole di Alessandro Benvenuti, per stare dietro al suo flusso di coscienza ed essere un po’ come lui, fantasiosi, profondi, divertenti. Al Teatro della Pergola si presenta “Il teatro della sorpresa” (Florence Art Edizioni) in un evento organizzato dall’editore con Fondazione Teatro della Toscana, Quartiere 1 Centro storico, Studio Giambo e Associazione Giovani Wannabe.
Con Benvenuti sul palco ci sono Marco Malvaldi, autore dei romanzi del BarLume, Ugo Chiti, coautore di molte opere teatrali e cinematografiche dell’attore toscano, Enrico Zoi, autore dell’introduzione, gli editori Francesco Maria Mugnai e Silvia Tozzi. Il sottotitolo è “Scrittura e comicità per la scena”, infatti il libro contiene i testi integrali di cinque atti unici: m.m. (me medesimo), Un comico fatto di sangue, Chi è di scena, Panico ma rosa, Lieto fine e, attraverso l’intervista di Francesco Maria Mugnai, il dietro le quinte ovvero le riflessioni di Benvenuti.
Fra risate e applausi procede la presentazione. Benvenuti legge un brano dedicato alla nonna, improvvisa con Ugo Chiti battute da cui si vede il percorso di vita comune, l’affetto e la stima che li lega. Poi Malvaldi prova a riportare le argomentazioni su binari più seri: “Il ridere è la manifestazione più alta di intelligenza umana. Saper fare ridere è talmente difficile e presume due cose: la capacità di capire il meccanismo attraverso cui il nostro pensiero si articola e capire con chi si sta parlando, perché non si può raccontare e ridere delle stesse cose di fronte a platee diverse, che siano studenti delle medie o si sia a teatro o in una curva allo stadio. È questa la grandissima capacità di Alessandro, una di quelle persone a cui sono grato per avermi regalato un’infanzia e un’adolescenza felice con i suoi spettacoli e film. Di lui ammiro la sua capacità di preconizzare certe cose e soprattutto di non annoiare mai, lui tiene sempre alta l’attenzione”.
Ma che cosa è la scrittura per Benvenuti? Silvia Tozzi legge un brano:
“È una sensazione, un formicolio, la voglia di urlare un dolore agghindandolo di risate per non farmi troppo male. Parto acceso da questa visione con il rischio di farmi bruciare sperando che via via la storia si trovi da sola. Scrittura disordinata. Tutto è già scritto dentro di te, c’è solo da frugare nel caos e mettere insieme i frammenti giusti che nel cercare trovi. Scrittura aperta a ogni possibile, auspicabile colpo di scena, l’idea salvifica arriva spesso un attimo prima di affacciarsi sul baratro. Quando il testo è pronto, si va in scena”. Parola di Alessandro Benvenuti.
Con Benvenuti sul palco ci sono Marco Malvaldi, autore dei romanzi del BarLume, Ugo Chiti, coautore di molte opere teatrali e cinematografiche dell’attore toscano, Enrico Zoi, autore dell’introduzione, gli editori Francesco Maria Mugnai e Silvia Tozzi. Il sottotitolo è “Scrittura e comicità per la scena”, infatti il libro contiene i testi integrali di cinque atti unici: m.m. (me medesimo), Un comico fatto di sangue, Chi è di scena, Panico ma rosa, Lieto fine e, attraverso l’intervista di Francesco Maria Mugnai, il dietro le quinte ovvero le riflessioni di Benvenuti.
Fra risate e applausi procede la presentazione. Benvenuti legge un brano dedicato alla nonna, improvvisa con Ugo Chiti battute da cui si vede il percorso di vita comune, l’affetto e la stima che li lega. Poi Malvaldi prova a riportare le argomentazioni su binari più seri: “Il ridere è la manifestazione più alta di intelligenza umana. Saper fare ridere è talmente difficile e presume due cose: la capacità di capire il meccanismo attraverso cui il nostro pensiero si articola e capire con chi si sta parlando, perché non si può raccontare e ridere delle stesse cose di fronte a platee diverse, che siano studenti delle medie o si sia a teatro o in una curva allo stadio. È questa la grandissima capacità di Alessandro, una di quelle persone a cui sono grato per avermi regalato un’infanzia e un’adolescenza felice con i suoi spettacoli e film. Di lui ammiro la sua capacità di preconizzare certe cose e soprattutto di non annoiare mai, lui tiene sempre alta l’attenzione”.
Ma che cosa è la scrittura per Benvenuti? Silvia Tozzi legge un brano:
“È una sensazione, un formicolio, la voglia di urlare un dolore agghindandolo di risate per non farmi troppo male. Parto acceso da questa visione con il rischio di farmi bruciare sperando che via via la storia si trovi da sola. Scrittura disordinata. Tutto è già scritto dentro di te, c’è solo da frugare nel caos e mettere insieme i frammenti giusti che nel cercare trovi. Scrittura aperta a ogni possibile, auspicabile colpo di scena, l’idea salvifica arriva spesso un attimo prima di affacciarsi sul baratro. Quando il testo è pronto, si va in scena”. Parola di Alessandro Benvenuti.
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