Saletta degli eventi piena alla Libreria Gioberti per la presentazione del romanzo “L’avvocata dei bambini” (Ebs Print) di Sibilla Santoni.
L’autrice ne ha parlato con Carlo Scarzanella, esperto di editoria, e ha risposto alle domande del pubblico. “Con tutte le storie particolari che ho vissuto”, spiega Sibilla Santoni, avvocata con esperienza dal 1999 nel diritto di famiglia e minorile, “sono partita dalla prima, riscritta e modificata perché nessuna è vera, ma tutte tratte da una o più storie messe insieme e vissute davvero da me. Da parte mia c’è la voglia di trasmettere quanto può essere complicata a volte la vita e anche l’amore per il mio lavoro”.
L’avvocata dei bambini si chiama Lidia, in omaggio a Lidia Poët, la prima donna a entrare nell’Ordine degli avvocati in Italia, su di lei è stata tratta anche una serie tv.
“È un esempio positivo”, dice Sibilla Santoni, “una donna che ha fatto tanta fatica per vedersi riconosciuta”.
Tutti gli altri nomi sono inventati?
“Sono presi dal musical o dal mito. Come Enea che viene da una terra straniera, ha subito violenze, ma piano piano si avvia verso un futuro più sereno”.
La protagonista del romanzo, Lidia, è un’avvocata che cerca di risolvere i problemi dei suoi clienti, le bambine e i bambini che entrano in Tribunale per i problemi causati dagli adulti, spesso proprio i loro stessi genitori. Lidia difende i suoi piccoli clienti chiedendo giustizia nelle separazioni difficili e nella lotta alla violenza, ma ha anche una propria vita personale, “con delle storie d’amore che la mettono in crisi, per la difficoltà nel conciliare la vita privata con quella lavorativa”.
I capitoli contengono storie ispirate a fatti realmente accaduti, di violenza psicologica e non solo sui bambini.
“In tanti casi, a volte anche sbagliando”, spiega l’autrice, “i bambini si fanno carico dei genitori che non riescono ad accudirli, come Lorenzo, che ha una mamma matta, vede gli spiriti e prende a martellate il suo computer, ma lui si preoccupa per lei”.
Tante storie, come quella di “Laura che non viene accettata dai genitori perché vuole cambiare sesso, di Oreste che vede la mamma uccisa dal babbo, di Dafne tradita da entrambi i genitori perché la mamma la mette nel letto del babbo”.
Si può guarire da queste ferite?
“I tantissimi ragazzi che ho seguito hanno delle cicatrici, ma anche imparare a occuparsene significa riuscire ad andare avanti nonostante tutto”.
Rispetto alla finzione narrativa come è la realtà?
“Peggiore di quella che racconto nel libro”.
Quanto è attenta la giustizia italiana a queste vicende?
“Per i bambini, ancora di più che per gli adulti, una cosa tragica è la risposta ritardata, i processi che durano, ma uno dei motivi per cui amo il mio lavoro sono le persone che ho conosciuto. Dedico il libro a tutti gli operatori del settore neuropsichiatrico infantile bravi conosciuti in questi anni”.
L’autrice ne ha parlato con Carlo Scarzanella, esperto di editoria, e ha risposto alle domande del pubblico. “Con tutte le storie particolari che ho vissuto”, spiega Sibilla Santoni, avvocata con esperienza dal 1999 nel diritto di famiglia e minorile, “sono partita dalla prima, riscritta e modificata perché nessuna è vera, ma tutte tratte da una o più storie messe insieme e vissute davvero da me. Da parte mia c’è la voglia di trasmettere quanto può essere complicata a volte la vita e anche l’amore per il mio lavoro”.
L’avvocata dei bambini si chiama Lidia, in omaggio a Lidia Poët, la prima donna a entrare nell’Ordine degli avvocati in Italia, su di lei è stata tratta anche una serie tv.
“È un esempio positivo”, dice Sibilla Santoni, “una donna che ha fatto tanta fatica per vedersi riconosciuta”.
Tutti gli altri nomi sono inventati?
“Sono presi dal musical o dal mito. Come Enea che viene da una terra straniera, ha subito violenze, ma piano piano si avvia verso un futuro più sereno”.
La protagonista del romanzo, Lidia, è un’avvocata che cerca di risolvere i problemi dei suoi clienti, le bambine e i bambini che entrano in Tribunale per i problemi causati dagli adulti, spesso proprio i loro stessi genitori. Lidia difende i suoi piccoli clienti chiedendo giustizia nelle separazioni difficili e nella lotta alla violenza, ma ha anche una propria vita personale, “con delle storie d’amore che la mettono in crisi, per la difficoltà nel conciliare la vita privata con quella lavorativa”.
I capitoli contengono storie ispirate a fatti realmente accaduti, di violenza psicologica e non solo sui bambini.
“In tanti casi, a volte anche sbagliando”, spiega l’autrice, “i bambini si fanno carico dei genitori che non riescono ad accudirli, come Lorenzo, che ha una mamma matta, vede gli spiriti e prende a martellate il suo computer, ma lui si preoccupa per lei”.
Tante storie, come quella di “Laura che non viene accettata dai genitori perché vuole cambiare sesso, di Oreste che vede la mamma uccisa dal babbo, di Dafne tradita da entrambi i genitori perché la mamma la mette nel letto del babbo”.
Si può guarire da queste ferite?
“I tantissimi ragazzi che ho seguito hanno delle cicatrici, ma anche imparare a occuparsene significa riuscire ad andare avanti nonostante tutto”.
Rispetto alla finzione narrativa come è la realtà?
“Peggiore di quella che racconto nel libro”.
Quanto è attenta la giustizia italiana a queste vicende?
“Per i bambini, ancora di più che per gli adulti, una cosa tragica è la risposta ritardata, i processi che durano, ma uno dei motivi per cui amo il mio lavoro sono le persone che ho conosciuto. Dedico il libro a tutti gli operatori del settore neuropsichiatrico infantile bravi conosciuti in questi anni”.
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies