Un periodo poco conosciuto di Firenze che merita di essere approfondito. Lo fa Sergio Calamandrei attraverso la narrativa e non solo. Alla Casa di Dante presenta “L’oppio di Firenze Capitale” (Angelo Pontecorboli Editore, prefazione di Leonardo Gori), un giallo storico tra amore, intrighi e misteri nell’Italia del 1867. All’evento, introdotto dal presidente della “Società delle Belle Arti – Circolo degli Artisti Casa di Dante” Franco Margari e dal vicepresidente Giuseppe Baldassarre, partecipa come relatore il professor Giovanni Cipriani.
“Il libro è ambientato nel periodo della storia di Firenze che più amo”, dice Calamandrei. “Dieci anni fa scrissi un racconto per il volume ‘Firenze capitale noir’ a cura di Tiziano Braschi. Per documentarmi studiai ‘Firenze capitale’ di Ugo Pesci, cronista dell’epoca, e mi innamorai di quella ambientazione perché vidi che c’erano spunti e materiale per decine di storie. Da allora mi sono messo a leggere, ho più di duecento libri sull’argomento, una pagina del mio sito www.calamandrei.it dedicata a Firenze capitale con immagini e foto, una pagina su fb, una newsletter a cui si sono iscritte più di 450 persone”.
E ora il romanzo “L’oppio di Firenze Capitale” con protagonista Sabatino Arturi, già apparso in alcuni racconti. In una città piena di vita, ricchezza e miseria, presa dalla realizzazione delle grandi strutture e di nuovi quartieri come la mattonaia o la nascita del giardino d’Azeglio, l’architetto Poggi dette alla Firenze di allora, piccola e maleodorante, l’apparato fognario di cui ancora oggi ci serviamo e creò l’acquedotto. In tale contesto Sabatino Arturi è un giovane uscito da poco dall’esercito, come ufficiale ha combattuto la terza guerra d’indipendenza, ha ricevuto una medaglia al valore, però non vuole tornare sotto le armi. Cerca allora di guadagnare qualcosa attraverso delle curiose attività come avere delle percentuali sulla vendita del lampredotto.
“Sabatino è un patriota che si trova coinvolto in una serie di eventi che gli sconvolgono la vita”, spiega l’autore. “Ci sono anche delle figure femminili, i delitti, l’aspetto esotico con l’oppio cinese. Ritroviamo le stesse problematiche di oggi ovvero le speculazioni edilizie, le lotte sociali, l’overtourism già prima dell’arrivo della capitale”. Il libro contiene anche una bibliografia e un’appendice su Firenze Capitale con curiosità su quel periodo e sulle vicende fiorentine narrate, come si parlava e altre peculiarità.
I capitoli sono brevi. Perché?
“Concepisco il romanzo come un film, quindi composto di tante scene, c’è anche un richiamo ai feuilleton ottocenteschi, con la titolazione dei capitoli e l’elenco dei personaggi all’inizio”.
È già pronto il secondo volume?
“Sarà ambientato sei mesi dopo, nell’autunno del 1867, e si parlerà di Garibaldi e della battaglia di Mentana. Che cosa farà Sabatino?”
“Il libro è ambientato nel periodo della storia di Firenze che più amo”, dice Calamandrei. “Dieci anni fa scrissi un racconto per il volume ‘Firenze capitale noir’ a cura di Tiziano Braschi. Per documentarmi studiai ‘Firenze capitale’ di Ugo Pesci, cronista dell’epoca, e mi innamorai di quella ambientazione perché vidi che c’erano spunti e materiale per decine di storie. Da allora mi sono messo a leggere, ho più di duecento libri sull’argomento, una pagina del mio sito www.calamandrei.it dedicata a Firenze capitale con immagini e foto, una pagina su fb, una newsletter a cui si sono iscritte più di 450 persone”.
E ora il romanzo “L’oppio di Firenze Capitale” con protagonista Sabatino Arturi, già apparso in alcuni racconti. In una città piena di vita, ricchezza e miseria, presa dalla realizzazione delle grandi strutture e di nuovi quartieri come la mattonaia o la nascita del giardino d’Azeglio, l’architetto Poggi dette alla Firenze di allora, piccola e maleodorante, l’apparato fognario di cui ancora oggi ci serviamo e creò l’acquedotto. In tale contesto Sabatino Arturi è un giovane uscito da poco dall’esercito, come ufficiale ha combattuto la terza guerra d’indipendenza, ha ricevuto una medaglia al valore, però non vuole tornare sotto le armi. Cerca allora di guadagnare qualcosa attraverso delle curiose attività come avere delle percentuali sulla vendita del lampredotto.
“Sabatino è un patriota che si trova coinvolto in una serie di eventi che gli sconvolgono la vita”, spiega l’autore. “Ci sono anche delle figure femminili, i delitti, l’aspetto esotico con l’oppio cinese. Ritroviamo le stesse problematiche di oggi ovvero le speculazioni edilizie, le lotte sociali, l’overtourism già prima dell’arrivo della capitale”. Il libro contiene anche una bibliografia e un’appendice su Firenze Capitale con curiosità su quel periodo e sulle vicende fiorentine narrate, come si parlava e altre peculiarità.
I capitoli sono brevi. Perché?
“Concepisco il romanzo come un film, quindi composto di tante scene, c’è anche un richiamo ai feuilleton ottocenteschi, con la titolazione dei capitoli e l’elenco dei personaggi all’inizio”.
È già pronto il secondo volume?
“Sarà ambientato sei mesi dopo, nell’autunno del 1867, e si parlerà di Garibaldi e della battaglia di Mentana. Che cosa farà Sabatino?”
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