Presentazioni fiorentine a cura di Paolo Mugnai

A cento anni dal delitto Matteotti, i misteri da chiarire restano tanti. A cominciare dal mandante: fu il tesoriere del partito fascista Marinelli, come hanno scritto De Felice e poi Scurati, oppure l’ordine giunse, come sempre avveniva in quegli anni, dall’alto ovvero da Mussolini?

Riccardo Nencini
propende per la seconda ipotesi nel suo ultimo romanzo, “Muoio per te” (Mondadori), presentato al Sina Hotel Villa Medici in un evento organizzato dal Rotary Club Firenze Nord con il Presidente Carlo Corbinelli e la giornalista Elisabetta Failla. Autore di diversi libri, Nencini aveva già dedicato un romanzo, “Solo”, uscito nel 2021, a Matteotti.

La figura lo appassiona perché “atipica, in lui c’è una vena di follia consapevole. È un benestante, ma alla fine sposa la causa dei disperati polesani che erano i più poveri d’Italia. Il padre era un presta denaro a usura; dei sette figli la madre ne perde sei, rimane solo lui, è l’unico che può riscattare l’onore della famiglia e ci riesce”.

Matteotti è il primo vero nemico di Mussolini, uno dei primi a intuire che il fascismo nel dna ha la violenza. Nencini aveva inizialmente  in testa un altro tipo di libro: “Avevo già scritto 110 pagine, ma poi ho letto le lettere d’amore di Antonio Gramsci a Giulia Schucht, allora ho buttato via tutto e riscritto daccapo. Quel libro aveva già un titolo e un visto di Mondadori, ma è scomparso per fare posto a questo, perché nella storia non si possono omettere le donne”.

In “Muoio per te” le vicende politiche che vanno dal 10 giugno del 1924, giorno del  rapimento di Matteotti, agli inizi del 1925 si intrecciano a quelle private, con quattro figure femminili fondamentali per i loro uomini. Oltre alla citata Giulia, c’è Velia, la quale scrive al marito Giacomo Matteotti: “Non ti è più concessa nessuna viltà, dovesse costarti la  vita”.

Intenso il rapporto anche tra Anna Kuliscioff e Filippo Turati. Celebri coppie della politica di quegli anni, come Mussolini e l’amante  Margherita Sarfatti. Lei lo educa al galateo, “gli costruisce una dimensione da buoni salotti, perché, anche se era il direttore dell’Avanti e vendeva 110mila copie, bestemmiava e non sapeva usare le posate”.

Ne scrive l’agiografia, “illeggibile perché gli inventa i natali nobili, esagerata ma geniale, perché la scrive in inglese, vende un milione e mezzo di copie, tradotta poi in venti lingue”.

Alla Sarfatti il duce  confessa le sue paure al telefono, non sapendo di essere intercettato dal De Bono, capo della polizia. Proprio le intercettazioni, anche con il fratello Arnaldo, insieme alle lettere private e ai telegrammi con gli ambasciatori italiani a Mosca, Parigi e Londra costituiscono il materiale inedito del libro.


Da sinistra a destra nella foto: Carlo Corbinelli, Elisabetta Failla, Riccardo Nencini
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