“È un romanzo verticale, su tre personaggi. Sono partito dall’idea di due uomini, un avvocato e il suo assistito indagato per la morte della compagna, che parlano di una relazione con una donna”. Giampaolo Simi presenta il suo ultimo libro “Tra lei e me” (Sellerio) al Centrolibro con Fiorenza Poli, assessora alla pubblica istruzione del Comune di Scandicci. Una storia di femminicidio che ruota intorno a Lorena Danesi, agente immobiliare morta strangolata in un immobile, vicino Viareggio, di cui stava trattando la compravendita. Il suo compagno Leandro Nava è il principale sospettato e lo difende l’avvocato Pietro Valvassori, in genere riferimento legale per le donne vittime di violenza ma che stavolta accetta di difendere un indagato per un femminicidio.
“All’interno del romanzo ci sono due narratori diversi”, spiega l’autore, “uno a focalizzazione zero, che non entra nei pensieri di nessun personaggio, e uno onnisciente. Si alternano tra il tempo molto serrato della notte prima dell’interrogatorio nel dialogo tra i due uomini e il tempo dilatato del racconto al passato nei flashback prima della morte di Lorena che non è solo la vittima, è viva per tutto il romanzo e quel narratore onnisciente racconta di lei, di quello che sente e prova”.
Si sviluppa così un thriller psicologico: credere a un uomo accusato di avere ucciso la compagna o al suo avvocato che chiede al suo assistito una sorta di confessione?
La serie con protagonista il giornalista Dario Corbo continuerà?
“Forse un giorno mi arriverà un suo messaggio e mi racconterà una nuova storia. Sono finora quattro i volumi con Corbo, ma in un certo senso è un romanzo unico perché sono tre anni e mezzo che stravolgono la vita di quest’uomo. In realtà, però, non mi sono mai concepito come uno scrittore solo da serialità”.
Il suo rapporto con la scrittura?
“Quando scrivo un romanzo ci sto dentro tutto il giorno, vado a letto e penso a quel dialogo che non funziona, perché abbandonare quel mondo sarebbe troppo faticoso. Non ho delle scalette dettagliatissime, ma devo avere presenti gli snodi della trama, fra i venti e i trenta, le tappe fondamentali”.
“All’interno del romanzo ci sono due narratori diversi”, spiega l’autore, “uno a focalizzazione zero, che non entra nei pensieri di nessun personaggio, e uno onnisciente. Si alternano tra il tempo molto serrato della notte prima dell’interrogatorio nel dialogo tra i due uomini e il tempo dilatato del racconto al passato nei flashback prima della morte di Lorena che non è solo la vittima, è viva per tutto il romanzo e quel narratore onnisciente racconta di lei, di quello che sente e prova”.
Si sviluppa così un thriller psicologico: credere a un uomo accusato di avere ucciso la compagna o al suo avvocato che chiede al suo assistito una sorta di confessione?
La serie con protagonista il giornalista Dario Corbo continuerà?
“Forse un giorno mi arriverà un suo messaggio e mi racconterà una nuova storia. Sono finora quattro i volumi con Corbo, ma in un certo senso è un romanzo unico perché sono tre anni e mezzo che stravolgono la vita di quest’uomo. In realtà, però, non mi sono mai concepito come uno scrittore solo da serialità”.
Il suo rapporto con la scrittura?
“Quando scrivo un romanzo ci sto dentro tutto il giorno, vado a letto e penso a quel dialogo che non funziona, perché abbandonare quel mondo sarebbe troppo faticoso. Non ho delle scalette dettagliatissime, ma devo avere presenti gli snodi della trama, fra i venti e i trenta, le tappe fondamentali”.
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