La Fiorentina di Stefano Pioli è alla ricerca di certezze. Dentro e fuori dal campo.
In questa pausa per le Nazionali, a provarci è la società viola, che con Daniele Pradè in prima linea, ha deciso di dare una scossa all’ambiente.
Nelle ultime ore, infatti, sono partite due trattative importanti per i rinnovi di contratto di due giocatori chiave: Rolando Mandragora e Dodò. Due nomi, due storie diverse, ma un unico obiettivo: ritrovare stabilità.
Partiamo da lui, Dodò, il brasiliano irrequieto, protagonista di una delle telenovele più lunghe dell’estate viola.
Tutto comincia nel maggio del 2024: la Fiorentina gli propone un rinnovo fino al 2030, con un adeguamento dell’ingaggio — circa un milione e seicentomila euro a stagione.
Sembrava fatta… ma ecco il colpo di scena. Gli agenti del giocatore respingono l’offerta, e Dodò stesso la definisce “offensiva”. Da lì, i rapporti con la dirigenza si congelano. Il direttore sportivo Pradè e l’entourage del brasiliano non si parlano più. Anzi, i procuratori iniziano a spingere per una cessione.
Eppure, nessuno si muove davvero. Il Barcellona ci pensa, l’Inter fa un sondaggio, ma la Fiorentina non si smuove dai 25-30 milioni richiesti. Una cifra ritenuta troppo alta da tutti. Così, Dodò resta a Firenze, ma con la testa altrove. O almeno, fino a poco tempo fa.
Poi, arriva Stefano Pioli. Il nuovo tecnico viola che, fin dal primo giorno, mostra grande fiducia nel brasiliano: "È bravissimo e simpaticissimo. È dentro al gruppo, ci lavora con impegno. Voglio che faccia più gol, perché ha tutto per diventare decisivo".
Parole che pesano. E che, forse, hanno cominciato a far breccia nel cuore di Dodò. Tra i due nasce un rapporto di stima reciproca, di fiducia, di lavoro quotidiano.
E anche Pradè, in conferenza, cambia tono: "Dodò ci dà gioia e divertimento. È un leader, e vogliamo tenerlo. I rapporti con gli agenti non sono facili, ma proveremo in tutti i modi a rinnovare". Una mano tesa. Un segnale di distensione che potrebbe aprire la strada a un nuovo inizio. Si parla di un incontro al Viola Park, magari nelle prossime settimane.
Per ora, tutto è rinviato a gennaio. Ma una cosa è certa: Dodò non ha mai smesso di amare questa maglia.
E il fatto che si stia parlando di rinnovo, oggi, è già una piccola vittoria.
E poi c’è lui: Rolando Mandragora, la certezza nel cuore del centrocampo viola. Con Palladino in panchina, ha vissuto la sua miglior stagione di sempre: nove gol, sei assist, e prestazioni di altissimo livello.
Numeri che, inevitabilmente, hanno portato alla richiesta di un ritocco dell’ingaggio. Mandragora guadagna attualmente un milione e trecentomila euro, bonus inclusi. Lui e il suo procuratore chiedono qualcosa in più: circa due milioni e due.
Una richiesta considerata eccessiva dalla società di Rocco Commisso, ma anche qui, i contatti non si sono mai interrotti.
Mandragora, infatti, ha fatto capire chiaramente di voler restare a Firenze. In estate ha rifiutato il Betis Siviglia e anche il Bologna di Vincenzo Italiano. Segnale forte, di attaccamento e fiducia nel progetto.
Negli ultimi giorni, Pradè ha messo sul tavolo una nuova proposta: rinnovo fino al 2028, con opzione per il 2029, e stipendio portato a circa un milione e otto. L’accordo è vicino. Mancano solo alcuni dettagli, ma la sensazione è che il lieto fine sia davvero a un passo.
Due storie, due caratteri diversi, ma un messaggio comune: la Fiorentina vuole ripartire dai suoi uomini, dai suoi simboli. In un momento difficile, con risultati altalenanti, la dirigenza punta sulle persone che possono dare solidità e identità alla squadra.
Pioli lo sa bene: per costruire un gruppo vincente, servono prima di tutto certezze. E se Dodò e Mandragora dovessero davvero firmare i loro rinnovi, il tecnico viola avrebbe due motivi in più per guardare al futuro con fiducia.
Perché a volte, nel calcio, non servono solo gol o vittorie.Servono gesti. Segnali di appartenenza. E la Fiorentina, oggi, sembra aver ritrovato proprio quello: il desiderio di crederci ancora, insieme.
In questa pausa per le Nazionali, a provarci è la società viola, che con Daniele Pradè in prima linea, ha deciso di dare una scossa all’ambiente.
Nelle ultime ore, infatti, sono partite due trattative importanti per i rinnovi di contratto di due giocatori chiave: Rolando Mandragora e Dodò. Due nomi, due storie diverse, ma un unico obiettivo: ritrovare stabilità.
Partiamo da lui, Dodò, il brasiliano irrequieto, protagonista di una delle telenovele più lunghe dell’estate viola.
Tutto comincia nel maggio del 2024: la Fiorentina gli propone un rinnovo fino al 2030, con un adeguamento dell’ingaggio — circa un milione e seicentomila euro a stagione.
Sembrava fatta… ma ecco il colpo di scena. Gli agenti del giocatore respingono l’offerta, e Dodò stesso la definisce “offensiva”. Da lì, i rapporti con la dirigenza si congelano. Il direttore sportivo Pradè e l’entourage del brasiliano non si parlano più. Anzi, i procuratori iniziano a spingere per una cessione.
Eppure, nessuno si muove davvero. Il Barcellona ci pensa, l’Inter fa un sondaggio, ma la Fiorentina non si smuove dai 25-30 milioni richiesti. Una cifra ritenuta troppo alta da tutti. Così, Dodò resta a Firenze, ma con la testa altrove. O almeno, fino a poco tempo fa.
Poi, arriva Stefano Pioli. Il nuovo tecnico viola che, fin dal primo giorno, mostra grande fiducia nel brasiliano: "È bravissimo e simpaticissimo. È dentro al gruppo, ci lavora con impegno. Voglio che faccia più gol, perché ha tutto per diventare decisivo".
Parole che pesano. E che, forse, hanno cominciato a far breccia nel cuore di Dodò. Tra i due nasce un rapporto di stima reciproca, di fiducia, di lavoro quotidiano.
E anche Pradè, in conferenza, cambia tono: "Dodò ci dà gioia e divertimento. È un leader, e vogliamo tenerlo. I rapporti con gli agenti non sono facili, ma proveremo in tutti i modi a rinnovare". Una mano tesa. Un segnale di distensione che potrebbe aprire la strada a un nuovo inizio. Si parla di un incontro al Viola Park, magari nelle prossime settimane.
Per ora, tutto è rinviato a gennaio. Ma una cosa è certa: Dodò non ha mai smesso di amare questa maglia.
E il fatto che si stia parlando di rinnovo, oggi, è già una piccola vittoria.
E poi c’è lui: Rolando Mandragora, la certezza nel cuore del centrocampo viola. Con Palladino in panchina, ha vissuto la sua miglior stagione di sempre: nove gol, sei assist, e prestazioni di altissimo livello.
Numeri che, inevitabilmente, hanno portato alla richiesta di un ritocco dell’ingaggio. Mandragora guadagna attualmente un milione e trecentomila euro, bonus inclusi. Lui e il suo procuratore chiedono qualcosa in più: circa due milioni e due.
Una richiesta considerata eccessiva dalla società di Rocco Commisso, ma anche qui, i contatti non si sono mai interrotti.
Mandragora, infatti, ha fatto capire chiaramente di voler restare a Firenze. In estate ha rifiutato il Betis Siviglia e anche il Bologna di Vincenzo Italiano. Segnale forte, di attaccamento e fiducia nel progetto.
Negli ultimi giorni, Pradè ha messo sul tavolo una nuova proposta: rinnovo fino al 2028, con opzione per il 2029, e stipendio portato a circa un milione e otto. L’accordo è vicino. Mancano solo alcuni dettagli, ma la sensazione è che il lieto fine sia davvero a un passo.
Due storie, due caratteri diversi, ma un messaggio comune: la Fiorentina vuole ripartire dai suoi uomini, dai suoi simboli. In un momento difficile, con risultati altalenanti, la dirigenza punta sulle persone che possono dare solidità e identità alla squadra.
Pioli lo sa bene: per costruire un gruppo vincente, servono prima di tutto certezze. E se Dodò e Mandragora dovessero davvero firmare i loro rinnovi, il tecnico viola avrebbe due motivi in più per guardare al futuro con fiducia.
Perché a volte, nel calcio, non servono solo gol o vittorie.Servono gesti. Segnali di appartenenza. E la Fiorentina, oggi, sembra aver ritrovato proprio quello: il desiderio di crederci ancora, insieme.
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