Rafforzare le competenze di lavoratrici e lavoratori sulla base dei fabbisogni formativi segnalati dai vari territori toscani. La Toscana dà ulteriore seguito alla strategia disegnata con il nuovo Patto per il lavoro - finanziato complessivamente con 53,8 milioni derivanti dallo sblocco di residui storici della cassa integrazione in deroga grazie all'azione dell'allora Ministero Andrea Orlando - con un bando da 3,6 milioni di euro, che punta a rispondere alle esigenze formative emerse dal confronto con le parti sociali a livello territoriale, provinciale.
L'avviso pubblico, si spiega in una nota, è rivolto alle persone occupate. E nei prossimi mesi, sempre in coerenza con quanto emerso dai territori, è prevista l'uscita di un bando ulteriore rivolto in quel caso alle persone non occupate. Imprese e agenzie formative, anche in partenariato tra loro, possono presentare domanda per progetti di formazione continua fino al 3 giugno.
Il bando è costruito su dieci schede provinciali con specifici temi formativi, individuati grazie al confronto con le parti sociali territoriali.
Tra i criteri di valutazione, previsto un punteggio specifico per le aziende della moda, particolarmente colpite dalla crisi che sta vivendo questo settore strategico per la Toscana e per il Paese.
"Questo intervento è il frutto di un attento percorso di ascolto, confronto e concertazione, che si è sviluppato non più solo a livello regionale, ma è stato riportato anche sui territori attraverso la sigla dei Protocolli territoriali per la formazione" spiega il presidente della Toscana Eugenio Giani.
"In questa legislatura - sottolinea l'assessora regionale alla formazione professionale e al lavoro Alessandra Nardini - ci siamo dati un metodo: quello della concertazione con parti sociali e del coinvolgimento dei territori. Concertazione a livello regionale attraverso la commissione regionale permanente tripartita, che abbiamo valorizzato e con cui costruiamo le politiche che come Regione mettiamo in campo in materia di formazione professionale e politiche attive del lavoro. Ma non ci siamo fermati a questo, abbiamo scelto di fare un percorso inverso rispetto a quanto avvenuto, di fatto, con il passaggio di competenze dalle Province alla Regione, che ha finito per 'allontanare' dai territori i luoghi di confronto e la possibilità di incidere sulle scelte formative adottate. Nascono con questo obiettivo i Protocolli territoriali per la formazione".
L'avviso pubblico, si spiega in una nota, è rivolto alle persone occupate. E nei prossimi mesi, sempre in coerenza con quanto emerso dai territori, è prevista l'uscita di un bando ulteriore rivolto in quel caso alle persone non occupate. Imprese e agenzie formative, anche in partenariato tra loro, possono presentare domanda per progetti di formazione continua fino al 3 giugno.
Il bando è costruito su dieci schede provinciali con specifici temi formativi, individuati grazie al confronto con le parti sociali territoriali.
Tra i criteri di valutazione, previsto un punteggio specifico per le aziende della moda, particolarmente colpite dalla crisi che sta vivendo questo settore strategico per la Toscana e per il Paese.
"Questo intervento è il frutto di un attento percorso di ascolto, confronto e concertazione, che si è sviluppato non più solo a livello regionale, ma è stato riportato anche sui territori attraverso la sigla dei Protocolli territoriali per la formazione" spiega il presidente della Toscana Eugenio Giani.
"In questa legislatura - sottolinea l'assessora regionale alla formazione professionale e al lavoro Alessandra Nardini - ci siamo dati un metodo: quello della concertazione con parti sociali e del coinvolgimento dei territori. Concertazione a livello regionale attraverso la commissione regionale permanente tripartita, che abbiamo valorizzato e con cui costruiamo le politiche che come Regione mettiamo in campo in materia di formazione professionale e politiche attive del lavoro. Ma non ci siamo fermati a questo, abbiamo scelto di fare un percorso inverso rispetto a quanto avvenuto, di fatto, con il passaggio di competenze dalle Province alla Regione, che ha finito per 'allontanare' dai territori i luoghi di confronto e la possibilità di incidere sulle scelte formative adottate. Nascono con questo obiettivo i Protocolli territoriali per la formazione".
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies