"Questo Paese deve investire di più sul futuro del fashion, perché è un'industria unica e strategica, è un capitale sociale dell'Italia che cuba miliardi di valore, dà lavoro e benessere a centinaia di migliaia di famiglie, offre prospettive per i giovani talenti".
Lo ha affermato Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa, aprendo l'edizione 2025 di 'Future for fashion' a Firenze.
"La moda non può rischiare la fine di altri comparti, come abbiamo visto negli ultimi venti anni", ha aggiunto Bigazzi, spiegando che "non ci interessano né sussidi, né protezioni, ma ci serve un sistema paese che interfacci il valore prodotto dalle imprese. Ci serve più coerenza strategica fra noi e quello che sta fuori dai nostri stabilimenti.Le imprese sono competitive, altrimenti sarebbero state spazzate via, ma il sistema Paese non lo è".
Bigazzi ha ricordato che Confindustria Toscana Centro e Costa "sta completando due ambiziosi progetti: uno per la re-ingegnerizzazione della pelletteria, con Price Waterhouse Coopers, e uno per il riposizionamento di prodotto, processo e mercato dell'accessoristica con l'Istituto Sant'Anna", perché "abbiamo l'obbligo di traghettare oltre la crisi questo nostro patrimonio manifatturiero di eccellenza e, soprattutto, non riproducibile".
"Confindustria apprezza quanto sta facendo la Regione Toscana, con un confronto che ci vede coinvolti", e lo stanziamento di "100 milioni, di cui 40 dedicati ai comparti del settore moda e 60 al bando filiere smart", per cui "chiediamo una messa a terra rapida di questi provvedimenti, e una semplificazione delle procedure per renderli accessibili" ha aggiunto Bigazzi.
"I numeri - ha osservato - ci inchiodano al presente. Penso all'export fiorentino del settore: -27% nel primo trimestre di quest'anno. Con la cassa integrazione che ha superato i tre milioni di ore autorizzate. E le cose non vanno diversamente per la moda toscana.Veniamo da trimestri complicati, che hanno portato ad una pronunciata regionalizzazione e polarizzazione degli scambi commerciali. E le incognite geopolitiche sono ancora tutte sul tavolo".
Lo ha affermato Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa, aprendo l'edizione 2025 di 'Future for fashion' a Firenze.
"La moda non può rischiare la fine di altri comparti, come abbiamo visto negli ultimi venti anni", ha aggiunto Bigazzi, spiegando che "non ci interessano né sussidi, né protezioni, ma ci serve un sistema paese che interfacci il valore prodotto dalle imprese. Ci serve più coerenza strategica fra noi e quello che sta fuori dai nostri stabilimenti.Le imprese sono competitive, altrimenti sarebbero state spazzate via, ma il sistema Paese non lo è".
Bigazzi ha ricordato che Confindustria Toscana Centro e Costa "sta completando due ambiziosi progetti: uno per la re-ingegnerizzazione della pelletteria, con Price Waterhouse Coopers, e uno per il riposizionamento di prodotto, processo e mercato dell'accessoristica con l'Istituto Sant'Anna", perché "abbiamo l'obbligo di traghettare oltre la crisi questo nostro patrimonio manifatturiero di eccellenza e, soprattutto, non riproducibile".
"Confindustria apprezza quanto sta facendo la Regione Toscana, con un confronto che ci vede coinvolti", e lo stanziamento di "100 milioni, di cui 40 dedicati ai comparti del settore moda e 60 al bando filiere smart", per cui "chiediamo una messa a terra rapida di questi provvedimenti, e una semplificazione delle procedure per renderli accessibili" ha aggiunto Bigazzi.
"I numeri - ha osservato - ci inchiodano al presente. Penso all'export fiorentino del settore: -27% nel primo trimestre di quest'anno. Con la cassa integrazione che ha superato i tre milioni di ore autorizzate. E le cose non vanno diversamente per la moda toscana.Veniamo da trimestri complicati, che hanno portato ad una pronunciata regionalizzazione e polarizzazione degli scambi commerciali. E le incognite geopolitiche sono ancora tutte sul tavolo".
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