Tira più un discorso su Biraghi che un carro di buoi. Potremmo riassumere così, rivisitando un proverbio popolare che in epoca di politacally correct è meglio non approfondire, ma nel senso della metafora ci siamo capiti.
Neppure in una sosta in cui la Fiorentina è ad un punto dalla vetta della classifica, con alle porte una ripresa che vedrà la squadra di Palladino dover scendere in campo 9 volte fino a Natale, 10 fino al termine del 2024, c’è modo di evitare di parlare di CB3.
“Bastava togliere Biraghi…” diranno quelli che non lo sopporta(va)no, “ma perché dovete avercela con Biraghi?” diranno quelli che non sopportano quelli che non lo sopportano, e la discussione è presto fatta. Basta guardare i social o ascoltare i messaggi che arrivano nei dopo partita per notare come il tema sia sempre caldo. D’altronde Gosens va come un treno, è di un’altra categoria c’è poco da fare. Da quando Biraghi è stato relegato ad alternativa del tedesco, inoltre, la Fiorentina viaggia a ritmi da Scudetto (è un dato di fatto), mentre quando gioca Biraghi la Fiorentina torna a faticare (altro dato di fatto, tipo in Conference). Mettici poi che gennaio si avvicina, che il suo procuratore ha già fatto intendere che le cose non stanno funzionando, né per lui né per Parisi, per cui a gennaio si vedrà il da farsi, ma ecco che spunta un’offerta di rinnovo da parte della dirigenza viola per cui il dibattito si è riacceso immediatamente.
Poco da fare, non se ne uscirà forse mai da questa diatriba. Intanto, in attesa di ulteriori novità, la scadenza di contratto di Biraghi resta fissata a giugno 2025. Per cui, salvo ufficialità di rinnovo, il tema continuerà ad essere sollevato da coloro che dicono “bastava togliere Biraghi…” e quelli che risponderanno “ma perché dovete avercela con Biraghi?” etc etc. Tira più di un carro di buoi, c’è poco da fare.
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