Prima di tutto, il dato più atteso della settimana: l’inflazione USA è in aumento ma entro le attese
L’indice PCE su base annua si attesta al 2,6%, in linea con le attese ma in rialzo rispetto al 2,4% del mese precedente. Questo conferma che l’inflazione complessiva pur realizzando un aumento atteso dal mercato, non arriva a quel calo che giustifichi un’accelerazione nel percorso di allentamento monetario.
Passando quindi alla componente più osservata dalla Fed, e cioè il Core PCE, questo si mantiene al 2,8%, invariato rispetto al dato precedente e in linea con le attese. Il dato suggerisce che le pressioni inflazionistiche di fondo restano stabili, senza un rallentamento significativo e che alimentari ed energia hanno, con il loro calo, attenuato il dato globale ma non quello "core".
Sul fronte della spesa e dei redditi, il Personal Income (redditi personali) è aumentato a dicembre dello 0,4%, in linea con le attese e superiore al dato precedente dello 0,3%, segnalando una crescita salariale ancora solida. La Personal Spending (spesa personale) ha registrato un incremento dello 0,7%, ben oltre le previsioni dello 0,5% e in netto rialzo rispetto al mese precedente (+0,4 rivisto allo 0,6%). Questo evidenzia una domanda dei consumatori ancora forte, un fattore che potrebbe contribuire a mantenere l’inflazione più persistente.
Conclusioni: L'inflazione non accelera oltre le attese, ma neanche scende in modo deciso. Dopo il dato del PIL di ieri, che ha evidenziato una crescita al di sotto delle previisoni (2,3% contro 2,6% previsto e 3,1% precedente), la Fed si trova a gestire un contesto in cui la crescita rallenta, ma l’inflazione core resta persistente. Inoltre, la tenuta della spesa e dei redditi personali suggerisce che i consumatori continuano a sostenere l'economia, un fattore che potrebbe spingere la Fed a un atteggiamento più cauto nella riduzione dei tassi.
Subito dopo il dato i futures sui Fed Funds, poco mossi, scontano il prossimo taglio di 1\4 di punto tra la riunione del 18 giugno e quella del 30 luglio.
Le variabili legate ai rischi che l'imposizione di dazi potrebbero generare, rende qualsiasi previsione, anche quelle legate a posizioni futures sui mercati, al momento altamente inaffidabili.
L’indice PCE su base annua si attesta al 2,6%, in linea con le attese ma in rialzo rispetto al 2,4% del mese precedente. Questo conferma che l’inflazione complessiva pur realizzando un aumento atteso dal mercato, non arriva a quel calo che giustifichi un’accelerazione nel percorso di allentamento monetario.
Passando quindi alla componente più osservata dalla Fed, e cioè il Core PCE, questo si mantiene al 2,8%, invariato rispetto al dato precedente e in linea con le attese. Il dato suggerisce che le pressioni inflazionistiche di fondo restano stabili, senza un rallentamento significativo e che alimentari ed energia hanno, con il loro calo, attenuato il dato globale ma non quello "core".
Sul fronte della spesa e dei redditi, il Personal Income (redditi personali) è aumentato a dicembre dello 0,4%, in linea con le attese e superiore al dato precedente dello 0,3%, segnalando una crescita salariale ancora solida. La Personal Spending (spesa personale) ha registrato un incremento dello 0,7%, ben oltre le previsioni dello 0,5% e in netto rialzo rispetto al mese precedente (+0,4 rivisto allo 0,6%). Questo evidenzia una domanda dei consumatori ancora forte, un fattore che potrebbe contribuire a mantenere l’inflazione più persistente.
Conclusioni: L'inflazione non accelera oltre le attese, ma neanche scende in modo deciso. Dopo il dato del PIL di ieri, che ha evidenziato una crescita al di sotto delle previisoni (2,3% contro 2,6% previsto e 3,1% precedente), la Fed si trova a gestire un contesto in cui la crescita rallenta, ma l’inflazione core resta persistente. Inoltre, la tenuta della spesa e dei redditi personali suggerisce che i consumatori continuano a sostenere l'economia, un fattore che potrebbe spingere la Fed a un atteggiamento più cauto nella riduzione dei tassi.
Subito dopo il dato i futures sui Fed Funds, poco mossi, scontano il prossimo taglio di 1\4 di punto tra la riunione del 18 giugno e quella del 30 luglio.
Le variabili legate ai rischi che l'imposizione di dazi potrebbero generare, rende qualsiasi previsione, anche quelle legate a posizioni futures sui mercati, al momento altamente inaffidabili.
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