ULTIM'ORA - L'amministrazione Trump ha deciso che non applicherà alcun dazio su smartphones, router, computer e laptop, in quello che si può definire decreto "salva Apple". Una decisione certamente importante perchè i benefici sono elevati per tutte le aziende che producono chips legati a smartphones e intelligenza artificiale. Tuttavia però la scelta di Trump potrebbe avere un forte impatto sui mercati azionari a partire da lunedì.
Con l'aumento delle tariffe da parte della Cina al 125% sui beni importati dagli Stati Uniti, la guerra commerciale tra le due superpotenze raggiunge nuovi livelli di tensione. La decisione di Pechino, presa appena un'ora fa, rappresenta l'ennesima contromossa in un'escalation ormai difficilmente quantificabile. Ciò che colpisce di più, tuttavia, è la dichiarazione cinese secondo cui ogni futuro incremento di Trump sarà immediatamente seguito da una reazione analoga.
Questa escalation non è solo politica, ma sta provocando immediate e tangibili ripercussioni sui mercati finanziari globali. L'impatto più diretto riguarda i consumatori americani.
La volatilità del dollaro, che ha sfiorato quota 1,15 contro l'euro, potrebbe aggravare ulteriormente l'inflazione importata negli USA, con conseguenze negative sul potere d'acquisto dei consumatori.
Nonostante la gravità della situazione attuale, la sostenibilità di questa guerra commerciale è priva di alcun senso. Le pressioni dei mercati, dell'opinione pubblica americana e della resilienza cinese mi fanno credere che presto potrebbe essere annunciato un avvio di negoziati o una sospensione bilaterale delle tariffe.
Non so se questo avverrà stasera, la prossima settimana o l’altra ancora, una cosa è certa, andare verso il blocco del commercio totale tra Cina e USA è impensabile anche per piu folle dei decisori politici.
Quando ciò avverrà, l'effetto sui mercati potrebbe essere esplosivo, simile a quello osservato giovedì scorso con un balzo del 12% ed allora nessuno vorrà trovarsi fuori dal mercato o peggio ancora con posizioni al ribasso.
Con l'aumento delle tariffe da parte della Cina al 125% sui beni importati dagli Stati Uniti, la guerra commerciale tra le due superpotenze raggiunge nuovi livelli di tensione. La decisione di Pechino, presa appena un'ora fa, rappresenta l'ennesima contromossa in un'escalation ormai difficilmente quantificabile. Ciò che colpisce di più, tuttavia, è la dichiarazione cinese secondo cui ogni futuro incremento di Trump sarà immediatamente seguito da una reazione analoga.
Questa escalation non è solo politica, ma sta provocando immediate e tangibili ripercussioni sui mercati finanziari globali. L'impatto più diretto riguarda i consumatori americani.
La volatilità del dollaro, che ha sfiorato quota 1,15 contro l'euro, potrebbe aggravare ulteriormente l'inflazione importata negli USA, con conseguenze negative sul potere d'acquisto dei consumatori.
Nonostante la gravità della situazione attuale, la sostenibilità di questa guerra commerciale è priva di alcun senso. Le pressioni dei mercati, dell'opinione pubblica americana e della resilienza cinese mi fanno credere che presto potrebbe essere annunciato un avvio di negoziati o una sospensione bilaterale delle tariffe.
Non so se questo avverrà stasera, la prossima settimana o l’altra ancora, una cosa è certa, andare verso il blocco del commercio totale tra Cina e USA è impensabile anche per piu folle dei decisori politici.
Quando ciò avverrà, l'effetto sui mercati potrebbe essere esplosivo, simile a quello osservato giovedì scorso con un balzo del 12% ed allora nessuno vorrà trovarsi fuori dal mercato o peggio ancora con posizioni al ribasso.
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