“L'Italia potrebbe raggiungere le 200.000 tonnellate”

L'industria olearia Carapelli (gruppo Deoleo) di Firenze, rispetto alla prossima campagna olivicola 2024-2025, conferma la stima di un aumento del 30% rispetto alla passata stagione a livello di produzione mediterranea nel cui ambito "l'Italia potrebbe raggiungere le 200.000 tonnellate secondo le prime stime annunciate da Assitol, un calo produttivo verso la campagna precedente e che conferma le ridotte dimensioni dell'olivicoltura italiana, che anche nelle annate migliori non ha comunque mai superato le 350.000 tonnellate".

La grossa differenza, riferisce Carapelli, la farà la Spagna, primo produttore mondiale, che dopo due anni di raccolte ai minimi storici, prevede circa 1,2 milioni di tonnellate. Buone, fra gli altri paesi produttori Ue, le aspettative per la produzione di Grecia e Portogallo. Stime condivise con Deoleo, il gruppo multinazionale di cui Carapelli
Firenze fa parte, che opera in oltre 70 paesi nel mondo e che negli ultimi anni ha più che triplicato l'acquisto di olio d'oliva extra vergine 100% italiano per tutti i suoi prodotti.
      
"Non è scontato - dicono in Carapelli - che l'aumento del prodotto significherà calo dei prezzi al consumo. Sicuramente i prezzi si rilasseranno e ci sarà spazio per una ripresa dei consumi ma sarà responsabilità di tutti, produttori e Gdo, preservare il valore del prodotto". Carapelli "punta a diffondere la cultura del consumo di olio di oliva".

Bruno Seabra, direttore generale di Carapelli
Firenze, spiega che "il consumo di olio di oliva in Italia è diminuito di circa il 16% in questi ultimi due anni, flessione significativa per una categoria così matura ed importante per i consumatori italiani. Dietro il calo c'è una flessione della penetrazione della categoria nelle famiglie, ma soprattutto la riduzione dell'acquisto medio, impattato senza dubbio dai prezzi alti".
     
"Le famiglie italiane - aggiunge Seabra - continuano a comprare ed avere l'olio extravergine in casa ma hanno sicuramente rinunciato alle scorte e lo hanno talvolta sostituito con altri oli più accessibili. Vista la rilevanza dell'olio extra vergine in una alimentazione corretta e nella cultura alimentare italiana, riteniamo, come impresa olearia, che si debba guardare con responsabilità al rischio di abbandono o disaffezione alla categoria dai consumatori. Le due ultime campagne olearie con la loro limitata disponibilità e qualità hanno spinto i prezzi a livelli molto alti, difficilmente sostenibili per i consumatori, ma non dobbiamo guardare con rimpianto ai periodi precedenti. Per anni i prezzi troppo bassi al consumo non hanno permesso un'equa remunerazione dei vari attori della filiera. L'olio extra vergine è stato trattato come un prodotto civetta, ostaggio di politiche di prezzo che poco o niente avevano a che fare con il suo valore".
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