La Bally Studio srl, realtà della pelletteria di Lastra a Signa, passata recentemente di proprietà al fondo di investimento californiano Regent Lp, ha comunicato l'intenzione di chiudere lo stabilimento e licenziare tutti i 55 dipendenti. Lo rendono noto Mauro Faticanti della Cgil Firenze e Yuri Vigiani della Filcams Cgil Firenze.
Una chiusura, sottolinea il sindacato in una nota, "che avviene, nei piani dell'azienda, senza aver utilizzato nessun tipo di ammortizzatori sociali. Riteniamo questo percorso, che arriva alla fine di scelte aziendali non adeguate, inaccettabile, sbagliato e non praticabile. La Bally Studio srl non è una azienda contoterzista ma un vero e proprio brand che produce a nome proprio abbigliamento, borse e piccola pelletteria. Siamo dunque di fronte al primo brand che a fronte della crisi della pelletteria sceglie di scomparire lasciando 55 persone senza alcuna soluzione".
Faticanti e Vigiani spiegano che sarà chiesta "l'apertura di un tavolo alla unità di crisi della Regione Toscana in cui porremo il ritiro dei licenziamenti e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Siamo assolutamente contrari a questo tipo di scelte, chiediamo alla Regione di essere al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici dichiarando inaccettabili i licenziamenti come strumento per la gestione della crisi nel settore della pelletteria".
"Alle associazioni datoriali, a partire da Confindustria - aggiungono -, chiediamo di agire un ruolo di responsabilità e l'apertura di un tavolo per la gestione complessiva delle crisi. Ai principali brand del lusso presenti sul nostro territorio chiediamo esplicitamente di non seguire questa strada, di assumersi le proprie responsabilità e di confrontarsi con noi su soluzioni socialmente sostenibili. Martedì prossimo ci sarà l'assemblea nella quale proporremo iniziative di lotta alle quali si affiancheranno i lavoratori delegati di tutto il distretto della pelletteria a difesa dei lavoratori della Bally studio srl".
Anche Uil e Uiltucs esprimono "rabbia" per una decisione "inaccettabile": "Chiediamo a Confindustria - afferma Paolo Fantappiè, segretario generale Uil Toscana -, di intervenire contro un'azienda che lascia a casa 55 persone senza essersi confrontata con le organizzazioni sindacali e aver tentato soluzioni alternative".
Fantappiè parla di "colonialismo imprenditoriale, che sta caratterizzando troppo e vincolando fortemente le attività produttive in Toscana" e che "deve trovare soluzioni e regole, a partire dalla difesa del lavoro e dei lavoratori".
Per Marco Conficconi, segretario generale Uiltucs Toscana, "nel contesto della crisi del settore moda, siamo di fronte all'ennesimo brand che non solo non si vede ai tavoli di trattativa, ma che si permette di lasciare a casa 55 persone senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali né utilizzo di ammortizzatori sociali. Questi grandi player internazionali, come questo fondo d'investimento, arrivano, fanno profitti enormi e se ne vanno lasciando macerie sociali sul territorio, è inaccettabile. Le aziende devono confrontarsi su come praticare soluzioni socialmente più sostenibili, non scappare senza assumersi le loro responsabilità".
Una chiusura, sottolinea il sindacato in una nota, "che avviene, nei piani dell'azienda, senza aver utilizzato nessun tipo di ammortizzatori sociali. Riteniamo questo percorso, che arriva alla fine di scelte aziendali non adeguate, inaccettabile, sbagliato e non praticabile. La Bally Studio srl non è una azienda contoterzista ma un vero e proprio brand che produce a nome proprio abbigliamento, borse e piccola pelletteria. Siamo dunque di fronte al primo brand che a fronte della crisi della pelletteria sceglie di scomparire lasciando 55 persone senza alcuna soluzione".
Faticanti e Vigiani spiegano che sarà chiesta "l'apertura di un tavolo alla unità di crisi della Regione Toscana in cui porremo il ritiro dei licenziamenti e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Siamo assolutamente contrari a questo tipo di scelte, chiediamo alla Regione di essere al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici dichiarando inaccettabili i licenziamenti come strumento per la gestione della crisi nel settore della pelletteria".
"Alle associazioni datoriali, a partire da Confindustria - aggiungono -, chiediamo di agire un ruolo di responsabilità e l'apertura di un tavolo per la gestione complessiva delle crisi. Ai principali brand del lusso presenti sul nostro territorio chiediamo esplicitamente di non seguire questa strada, di assumersi le proprie responsabilità e di confrontarsi con noi su soluzioni socialmente sostenibili. Martedì prossimo ci sarà l'assemblea nella quale proporremo iniziative di lotta alle quali si affiancheranno i lavoratori delegati di tutto il distretto della pelletteria a difesa dei lavoratori della Bally studio srl".
Anche Uil e Uiltucs esprimono "rabbia" per una decisione "inaccettabile": "Chiediamo a Confindustria - afferma Paolo Fantappiè, segretario generale Uil Toscana -, di intervenire contro un'azienda che lascia a casa 55 persone senza essersi confrontata con le organizzazioni sindacali e aver tentato soluzioni alternative".
Fantappiè parla di "colonialismo imprenditoriale, che sta caratterizzando troppo e vincolando fortemente le attività produttive in Toscana" e che "deve trovare soluzioni e regole, a partire dalla difesa del lavoro e dei lavoratori".
Per Marco Conficconi, segretario generale Uiltucs Toscana, "nel contesto della crisi del settore moda, siamo di fronte all'ennesimo brand che non solo non si vede ai tavoli di trattativa, ma che si permette di lasciare a casa 55 persone senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali né utilizzo di ammortizzatori sociali. Questi grandi player internazionali, come questo fondo d'investimento, arrivano, fanno profitti enormi e se ne vanno lasciando macerie sociali sul territorio, è inaccettabile. Le aziende devono confrontarsi su come praticare soluzioni socialmente più sostenibili, non scappare senza assumersi le loro responsabilità".
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