La situazione della filiera della moda in Toscana è molto grave, con un vero e proprio tonfo della produzione e dell’export e un generale rallentamento di tutto il settore, certificato dai numeri diffusi dall’Irpet nell’ultimo rapporto presentato lunedì.
Riporta questa mattina La Repubblica Firenze che a fare le spese dell’indebolimento generale del settore sono i grandi marchi, che in Toscana hanno diversi stabilimenti, e di conseguenza i lavoratori: dal bilancio diffuso ieri da Gucci e citato da Repubblica, nel 2024 Gucci ha registrato una contrazione dei ricavi del 23%, analogamente a quanto successo al gruppo Kering (di cui Gucci fa parte e che comprende anche Bottega Veneta e Yves, tra le altre) che ha visto i ricavi ridursi del 12% e l’utile netto del 62%.
Secondo i dati di Cna Firenze, citati da Repubblica, nel periodo 2023-2024 le imprese artigiani sono diminuite del cinque per cento e sono esplose le richieste di cassa integrazione per le imprese di Scandicci(+109%).
Come spiega al quotidiano Massimo Bollini, segretario di Filctem Firenze, sono arrivate richieste di ammortizzatori anche da aziende che non ne avevano mai fatto richiesta. In generale, è quindi tutto il distretto a soffrire, e non solo una singola azienda.
Maggiori ammortizzatori e più trasparenza nella filiera è anche la richiesta di Claudio Di Caro, segretario di Uiltec Toscana.
Non solo ammortizzatori, però: secondo il presidente pellettieri di Cna Firenze Simone Balducci deve essere anche rifinanziato il fondo Fsba ma soprattutto dovranno essere riviste le regole per il settore, perché ciò che serve è sburocratizzazione e maggiori incentivi all’aggregazione di imprese. E anche la riforma della legge sull’artigianato potrebbe portare benefici concreti.
Sulla crisi del settore a Scandicci aveva parlato qualche tempo fa anche la sindaca della città, Claudia Sereni, che aveva sottolineato la necessità di ripensare l’intero modello produttivo organizzandolo come un distretto economico, realizzando aggregazioni, produzioni e infrastrutture che possano rendere Scandicci (e la Toscana) meta ricercata per gli investitori.
Riporta questa mattina La Repubblica Firenze che a fare le spese dell’indebolimento generale del settore sono i grandi marchi, che in Toscana hanno diversi stabilimenti, e di conseguenza i lavoratori: dal bilancio diffuso ieri da Gucci e citato da Repubblica, nel 2024 Gucci ha registrato una contrazione dei ricavi del 23%, analogamente a quanto successo al gruppo Kering (di cui Gucci fa parte e che comprende anche Bottega Veneta e Yves, tra le altre) che ha visto i ricavi ridursi del 12% e l’utile netto del 62%.
Secondo i dati di Cna Firenze, citati da Repubblica, nel periodo 2023-2024 le imprese artigiani sono diminuite del cinque per cento e sono esplose le richieste di cassa integrazione per le imprese di Scandicci(+109%).
Come spiega al quotidiano Massimo Bollini, segretario di Filctem Firenze, sono arrivate richieste di ammortizzatori anche da aziende che non ne avevano mai fatto richiesta. In generale, è quindi tutto il distretto a soffrire, e non solo una singola azienda.
Maggiori ammortizzatori e più trasparenza nella filiera è anche la richiesta di Claudio Di Caro, segretario di Uiltec Toscana.
Non solo ammortizzatori, però: secondo il presidente pellettieri di Cna Firenze Simone Balducci deve essere anche rifinanziato il fondo Fsba ma soprattutto dovranno essere riviste le regole per il settore, perché ciò che serve è sburocratizzazione e maggiori incentivi all’aggregazione di imprese. E anche la riforma della legge sull’artigianato potrebbe portare benefici concreti.
Sulla crisi del settore a Scandicci aveva parlato qualche tempo fa anche la sindaca della città, Claudia Sereni, che aveva sottolineato la necessità di ripensare l’intero modello produttivo organizzandolo come un distretto economico, realizzando aggregazioni, produzioni e infrastrutture che possano rendere Scandicci (e la Toscana) meta ricercata per gli investitori.
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