Il rapporto fra Toscana e Stati Uniti è da sempre piuttosto stretto, come testimonia la grande presenza turistica americana nella Regione e la presenza del consolato a Firenze. Un legame evidenziato anche dal valore dell’export toscano verso gli States, e, di conseguenza, dalla grande preoccupazione che la minaccia di dazi ha suscitato nelle aziende toscane, a cominciare da quelle vinicole.
Come scrive questa mattina La Nazione, le ripercussioni sulle aziende si stanno già iniziando a fare sentire: come spiega al quotidiano Sandro Sartor, presidente e amministratore delegato dell’azienda Ruffino, sebbene l’applicazione concreta dei dazi sia stata rimandata, gli effetti della guerra commerciale voluta da Trump si stanno già facendo sentire, dato che gli importatori hanno cancellato gli ordini per timore di dover pagare prezzi esorbitanti.
Un danno economico non di poco conto per un settore che dell’export negli Stati Uniti ha fatto una voce importante del proprio bilancio: ad esempio, al quotidiano Sartor spiega che metà del fatturato della sua azienda deriva proprio dalle esportazioni verso gli Stati Uniti. Un calo delle vendite negli Stati Uniti avrebbe conseguenze molto pesanti sul bilancio e, a cascata, sull’occupazione.
Così, scrive il quotidiano, mentre nelle settimane scorse sono state messe in campo alcune soluzioni temporanee come “l’aumento delle giacenze presso gli importatori”, l’auspicio dei produttori è che possa mettersi in moto la macchina della diplomazia, per evitare una guerra commerciale che non porterebbe benefici a nessuno.
Come scrive questa mattina La Nazione, le ripercussioni sulle aziende si stanno già iniziando a fare sentire: come spiega al quotidiano Sandro Sartor, presidente e amministratore delegato dell’azienda Ruffino, sebbene l’applicazione concreta dei dazi sia stata rimandata, gli effetti della guerra commerciale voluta da Trump si stanno già facendo sentire, dato che gli importatori hanno cancellato gli ordini per timore di dover pagare prezzi esorbitanti.
Un danno economico non di poco conto per un settore che dell’export negli Stati Uniti ha fatto una voce importante del proprio bilancio: ad esempio, al quotidiano Sartor spiega che metà del fatturato della sua azienda deriva proprio dalle esportazioni verso gli Stati Uniti. Un calo delle vendite negli Stati Uniti avrebbe conseguenze molto pesanti sul bilancio e, a cascata, sull’occupazione.
Così, scrive il quotidiano, mentre nelle settimane scorse sono state messe in campo alcune soluzioni temporanee come “l’aumento delle giacenze presso gli importatori”, l’auspicio dei produttori è che possa mettersi in moto la macchina della diplomazia, per evitare una guerra commerciale che non porterebbe benefici a nessuno.
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