La guerra commerciale aperta dall’amministrazione americana guidata da Donald Trump metterà a durissima prova l’export fiorentino, già alle prese con una pesante crisi di riduzione di produzione e ricavi (almeno per quanto riguarda il manifatturiero).
Come scrive questa mattina La Nazione, a stimare l’impatto che i dazi americani avranno sull’economia dell’area fiorentina è l’ufficio studi della Camera di Commercio di Firenze, secondo il quale il protezionismo americano, con dazi che arriveranno anche al 25%, potrebbe comportare una contrazione del valore dell’export fiorentino di oltre tre miliardi di euro, a fronte di sei miliardi e due di valore registrati nel 2024.
Un’autentica bomba per un territorio che dell’esportazione dei suoi prodotti di eccellenza, dall’agroalimentare ai medicinali, ha fatto la colonna portante della propria economia.
Secondo le stime dell’ufficio studi, l’impatto maggiore dovrebbe subirlo il settore della moda, che l’anno scorso ha registrato 1,26 miliardi di euro di esportazioni, di cui 517,9 è composto dalla pelletteria e altri 357,9 dalle calzature.
Potrebbero subire gravi contraccolpi anche la meccanica, che vanta un valore di esportazione di 961,5 milioni, e prodotti “identitari” come olio e vino, che l’anno scorso hanno valso 274 milioni.
Ma a soffrire dovrebbero essere, in generale, tutti i settori produttivi, essendo gli Stati Uniti uno dei mercati di riferimento dell’export toscano: dagli strumenti medici e odontoiatrici (valsi 101,3 milioni) a motori (63,9), a gioielleria e bigiotteria (37,4), (33,2) e arredamento (20,4).
La situazione preoccupa fortemente il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi, che ha parlato di “decisioni urgenti a livello territoriale”, mentre il segretario generale di Fiom Cgil Daniele Calosi ha lanciato l’allarme dal lato occupazionale: “Serve il blocco dei licenziamenti nei settori più colpiti dai dazi, come fu fatto durante il Covid” ha detto Calosi, ponendo l’accento soprattutto sui settori di moda e automotive.
Ma anche il settore agroalimentare rischia di dover fare i conti con una grave crisi, come ha spiegato il presidente di Cna Agroalimentare Firenze Lorenzo Magnani: “Olio e vino trainano l’export per il 90%, corriamo il rischio che vengano sostituiti da prodotti di qualità inferiore”.
Ma l’impatto dei dazi sarà devastante per tutta l’economia della Toscana, nessuna provincia esclusa. A certificarlo è l’Irpet, che, scrive La Repubblica Firenze, stima una contrazione del Pil regionale di 420 milioni di euro. Una diminuzione non da poco, specie considerando che la crescita attesa si attestava a 0,8 punti percentuali e che a trainare l’economia toscana sono stati in larga parte i progetti legati al Pnrr.
Sul punto lancia l’allarme anche l’assessore regionale all’economia Leonardo Marras: “I dazi rischiano di azzerare la crescita”.
Come scrive questa mattina La Nazione, a stimare l’impatto che i dazi americani avranno sull’economia dell’area fiorentina è l’ufficio studi della Camera di Commercio di Firenze, secondo il quale il protezionismo americano, con dazi che arriveranno anche al 25%, potrebbe comportare una contrazione del valore dell’export fiorentino di oltre tre miliardi di euro, a fronte di sei miliardi e due di valore registrati nel 2024.
Un’autentica bomba per un territorio che dell’esportazione dei suoi prodotti di eccellenza, dall’agroalimentare ai medicinali, ha fatto la colonna portante della propria economia.
Secondo le stime dell’ufficio studi, l’impatto maggiore dovrebbe subirlo il settore della moda, che l’anno scorso ha registrato 1,26 miliardi di euro di esportazioni, di cui 517,9 è composto dalla pelletteria e altri 357,9 dalle calzature.
Potrebbero subire gravi contraccolpi anche la meccanica, che vanta un valore di esportazione di 961,5 milioni, e prodotti “identitari” come olio e vino, che l’anno scorso hanno valso 274 milioni.
Ma a soffrire dovrebbero essere, in generale, tutti i settori produttivi, essendo gli Stati Uniti uno dei mercati di riferimento dell’export toscano: dagli strumenti medici e odontoiatrici (valsi 101,3 milioni) a motori (63,9), a gioielleria e bigiotteria (37,4), (33,2) e arredamento (20,4).
La situazione preoccupa fortemente il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi, che ha parlato di “decisioni urgenti a livello territoriale”, mentre il segretario generale di Fiom Cgil Daniele Calosi ha lanciato l’allarme dal lato occupazionale: “Serve il blocco dei licenziamenti nei settori più colpiti dai dazi, come fu fatto durante il Covid” ha detto Calosi, ponendo l’accento soprattutto sui settori di moda e automotive.
Ma anche il settore agroalimentare rischia di dover fare i conti con una grave crisi, come ha spiegato il presidente di Cna Agroalimentare Firenze Lorenzo Magnani: “Olio e vino trainano l’export per il 90%, corriamo il rischio che vengano sostituiti da prodotti di qualità inferiore”.
Ma l’impatto dei dazi sarà devastante per tutta l’economia della Toscana, nessuna provincia esclusa. A certificarlo è l’Irpet, che, scrive La Repubblica Firenze, stima una contrazione del Pil regionale di 420 milioni di euro. Una diminuzione non da poco, specie considerando che la crescita attesa si attestava a 0,8 punti percentuali e che a trainare l’economia toscana sono stati in larga parte i progetti legati al Pnrr.
Sul punto lancia l’allarme anche l’assessore regionale all’economia Leonardo Marras: “I dazi rischiano di azzerare la crescita”.
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