Il mondo del lavoro sta vivendo una fase critica, sia in Toscana che nel resto del paese.
Secondo i dati dell’osservatorio Ires della Cgil, infatti, nella nostra regione sono aumentate le ore di cassa integrazione (Cig) arrivando quasi a raddoppiare rispetto all’anno scorso, si è mantenuto stabile il Pil, è cresciuta l’inflazione ed è calata la produzione industriale: un mix devastante che porta lo stipendio medio nel settore privato regionale ad attestarsi sui 1300 euro al mese, anche se lo stesso osservatorio segnala che oltre duecentomila lavoratori guadagnano meno di questa cifra.
Per il segretario regionale della Cgil Rossano Rossi “la crisi toscana è caratterizzata da alcuni fattori, come la progressiva erosione del potere d’acquisto dei salari, la sempre maggiore precarietà del lavoro e la crisi del settore manifatturiero” tradizionalmente motore dell’economia toscana.
La crisi del mondo del lavoro si è tradotta in bassi investimenti, una crescita contenuta (+0,7%) e, soprattutto, il moltiplicarsi di vertenze ed agitazioni sindacali contro chiusure e licenziamenti e l’aumento enorme delle ore di Cig, che sono passate dalle 15,8 milioni del 2023 alle 23,5 del 2024.
Secondo Maurizio Brotini, direttore dell’Ires, l’economia toscana sta passando da manifatturiera e industriale a una basata sulla rendita (fa l’esempio di turismo e ristorazione) e sul lavoro precario, tanto che nell’ultimo anno si sono moltiplicati i contratti stagionali.
Per tentare di risolvere, o quantomeno arginare, la situazione, Rossi chiede un intervento pubblico che possa aiutare le aziende a “rimettersi in piedi”.
Secondo i dati dell’osservatorio Ires della Cgil, infatti, nella nostra regione sono aumentate le ore di cassa integrazione (Cig) arrivando quasi a raddoppiare rispetto all’anno scorso, si è mantenuto stabile il Pil, è cresciuta l’inflazione ed è calata la produzione industriale: un mix devastante che porta lo stipendio medio nel settore privato regionale ad attestarsi sui 1300 euro al mese, anche se lo stesso osservatorio segnala che oltre duecentomila lavoratori guadagnano meno di questa cifra.
Per il segretario regionale della Cgil Rossano Rossi “la crisi toscana è caratterizzata da alcuni fattori, come la progressiva erosione del potere d’acquisto dei salari, la sempre maggiore precarietà del lavoro e la crisi del settore manifatturiero” tradizionalmente motore dell’economia toscana.
La crisi del mondo del lavoro si è tradotta in bassi investimenti, una crescita contenuta (+0,7%) e, soprattutto, il moltiplicarsi di vertenze ed agitazioni sindacali contro chiusure e licenziamenti e l’aumento enorme delle ore di Cig, che sono passate dalle 15,8 milioni del 2023 alle 23,5 del 2024.
Secondo Maurizio Brotini, direttore dell’Ires, l’economia toscana sta passando da manifatturiera e industriale a una basata sulla rendita (fa l’esempio di turismo e ristorazione) e sul lavoro precario, tanto che nell’ultimo anno si sono moltiplicati i contratti stagionali.
Per tentare di risolvere, o quantomeno arginare, la situazione, Rossi chiede un intervento pubblico che possa aiutare le aziende a “rimettersi in piedi”.
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