Tanti soldi spesi per il centrocampo. Ma le cose non girano

Bei tempi quelli dei tre tenori Pizarro, Borja Valero, Aquilani. Un centrocampo fatto con pochi soldi che, dopo gli anni di Lazzari, Kharja e Montolivo più vari ed eventuali, riconciliò i tifosi della Fiorentina col gioco del calcio. Artefice della costruzione di quel centrocampo fu quel Daniele Pradè (col supporto di Macià) che, da qualche tempo a questa parte, in quella zona del campo non riesce a ripetersi.
 
Senza tornare troppo indietro nel tempo, tra i 16 milioni spesi per Alfred Duncan e gli oltre 20 per Amrabat, passando per Pulgar e Badelj e via discorrendo, da due anni a questa parte il centrocampo è oggetto di costanti rivoluzioni.
 
E se qualcuno ricorda ancora come l’uomo giusto al momento giusto fosse quel Lucas Torreira per cui bastava versare quei 15 milioni di euro che servivano per prenderlo dall’Arsenal (sì, ok, le commissioni, gli agenti etc etc), tornando agli ultimi due anni il centrocampo della Fiorentina continua ad essere un grosso e oneroso punto debole.
 
Un anno fa vennero presi Adli, Cataldi, Bove in prestito per 4 milioni di euro totali (senza considerare gli ingaggi). A titolo definitivo arrivò Richardson per 10 milioni. A gennaio arrivò Folorunsho, a sua volta per 1 milione di prestito, Fagioli per 2,5 milioni di prestito e Ndour per 5 milioni di euro.
 
Quest’anno sono stati presi Sohm per 15 milioni, Nicolussi in prestito a 1 milione con diritto a 7, Fazzini a 10 ed è stato riscattato Fagioli per 16. Vogliamo fare due rapidi e sommari calcoli? 71,5 milioni di euro spesi per i cartellini, ma un centrocampo che ancora sta avendo enormi difficoltà. Tanto che, il migliore per rendimento medio, continua ad essere Rolando Mandragora. E ok che Fazzini qualcosa ha fatto intravedere, che Nicolussi è giovane e adesso è in Nazionale, questo e quell’altro, ma…
 
Volendo tener fuori dai conteggi i milioni spesi (o meglio buttati) per Sabiri, Infantino, quelli non incassati dalle uscite di Barak, Castrovilli, Duncan e altri giocatori regalati, emerge una situazione critica. Non solo per una questione di tanti soldi spesi per una resa deludente, quanto perché sembra di dover andare incontro ad una nuova e necessaria rivoluzione. Dove? In mediana, ovviamente.
 
Con tutte le incongruenze del caso, da ‘Fagiolino che doveva diventare Fagiolone’ passando per il ‘punto e mi aspetto molto da Richardson’, concetti espressi da Pradè per un giocatore che non è praticamente mai sceso in campo e un altro che è finito ormai stabilmente in panchina. Di Sohm, invece, è stato lo stesso Pioli a dire di non esserne convinto. E adesso, con Mandragora ormai prossimo al rinnovo, oltre 70 milioni di euro di spese, che arrivano ad un centinaio sommando al conteggio anche gli ingaggi, più tardi, la mediana sembra ancora un grosso punto di domanda. O meglio di certezza: così non può andare avanti. In quella zona del campo serve qualche rinforzo, ed anche di livello. Lo schema che adottò Palladino, cioè il palla lunga per le punte passando spesso sopra la mediana, sta tornando anche con Pioli. Perché? Semplice, il centrocampo attuale non crea, non produce, non costruisce e nemmeno fa filtro. Insomma, visto quanto ci è stato speso, un bel problema.

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