Far finta che lunedì sera non sia successo nulla sarebbe intellettualmente disonesto. Il botta e risposta andato in scena nel dopogara di Monza tra Daniele Pradé e Raffaele Palladino evidenzia che non ci sia tutta questa armonia all’interno dello spogliatoio viola. Se e quanto il confronto di ieri al Viola Park e la settimana di lavoro che porterà alla gara di domenica possano permettere alla Fiorentina di tornare a fare quello che faceva due mesi fa si capirà proprio nella gara col Torino.
Nessuno, ovviamente, pretende che la Fiorentina torni a vincerle tutte come era riuscita a fare nel periodo delle 8 vittorie di fila che avevano portato la truppa di Palladino a lottare per Champions League e primato in classifica, ma prestazioni come quella col Monza non sono ammissibili. Ci può stare una serata storta, perdere col Napoli o col Bologna, ma non che il trend intravisto dal dopo infortunio di Bove continui in questo modo preoccupante. La Fiorentina non sembra più in grado di poter battere nessuno, non regge neanche un tempo come tenuta, commette errori marchiani, non riesce a sostenere il centrocampo a due e…in sostanza, sembra quella che rischiò di uscire dalla Conference League contro degli illustri sconosciuti ungheresi.
Se qualcuno fosse andato sulla Luna all’indomani del match col Puskas e fosse tornato lunedì pomeriggio, forse noterebbe qualche differenza appena…peccato (o meglio per fortuna) che nel mezzo c’era stata un’evoluzione marchiana della Fiorentina capace di divenire solida, equilibrata, concentrata e cinica. E continua.
Certo, pensare che la Fiorentina potesse vincerle tutte, sempre, e lottare per il primato della classifica, era cosa transitoria, ma lo sprofondo in cui si è infilata questa squadra deve essere a tutti i costi buttato alle spalle.
Dicevamo botte e risposta. In tal senso il dg Ferrari è stato chiaro nel sottolineare l’unità di intenti che si respira al Viola Park, la voglia di andare avanti assieme a Palladino e la fiducia che la società ha in un tecnico che è apparso un po’ in difficoltà nelle ultime gare. Anche più di un po’, a dire il vero. Ora servirà un altro tipo di risposta, quella del campo.
Palladino sin qui si è spesso comportato da ‘padre’ o ‘fratello maggiore’ coi suoi ragazzi. Dalle coccole pubbliche anche per chi non sta rendendo (Colpani, ad esempio) alla difesa di chi non ha mai reso (Ikoné, ad esempio), fino alla rigenerazione di giocatori come Sottil, Dodo e soprattutto Kean (non c’è dubbio che nell’avvio super di Moise ci sia molto del lavoro psicologico di Palladino) per arrivare alla settimana di ferie durante la pausa per le Nazionali che il tecnico concesse ai suoi nel periodo in cui volavano. Poi ci sono dei casi particolari, dall’epurazione degli ex capitani Biraghi e Quarta, fino ai misteri Gudmundsson e Pongracic. L’islandese non sta rendendo, il croato neppure sta giocando.
Ecco, in questo momento, come detto da Pradé, ci vuole il bastone. Se fin qui Palladino ha spesso usato la carota coi suoi, ora serve strigliare il gruppo. C’è bisogno di ritrovarsi. Subito. Già da domenica.
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