E dunque, pure con lo sconto, Albert Gudmundsson diventa un nuovo giocatore della Fiorentina. Attenzione, la formula lessicale che utilizziamo è ‘diventa un nuovo’, non per caso. Potremmo anche dire ‘resta’, ma il senso del nostro discorso sta proprio in questa sottile differenza.
Al netto dello sconto, la speranza di tutti è che il Gud che vedremo quest’anno possa essere un giocatore diverso da quello dello scorso. Magari che goda di miglior salute, che si butti definitivamente alle spalle il processo che pende su di lui in patria e che torni ad essere quello che al Genoa rubò gli occhi a quasi tutti gli addetti ai lavori. Tanto che su di lui piombò l’Inter, che però non affondò, e arrivò qui.
Le premesse erano state ottime, dopo un avvio condizionato da un problema al polpaccio: esordio, rigore procurato dopo 1’, gol del pareggio con la Lazio E gol della vittoria allo scadere. Non solo: quel modo di toccare la palla, wao. Talento. Di certo il suo inserimento in quella Fiorentina di Palladino non è stato semplicissimo, così come il rapporto con alcuni compagni di squadra. Tanto che Kouame, ad Empoli, disse che davanti non si passavano la palla, per non parlare dei litigi su chi dovesse battere rigori e punizioni. Poi, a Lecce, altro infortunio, un rientro difficile, e il resto è storia. Al netto dei numeri celebrativi che spesso sono filtrati da chi ne cura gli interessi, è vero che Gud abbia comunque segnato 8 gol con anche 3 assist, per cui c’è tutta una schiera di statistiche che lo vedono con 0,43 gol segnati ogni 90 minuti, 9° assoluto in Serie A per media realizzativa. Tanto che, sotto il profilo degli Expected Goals (xG), la crescita è evidente: 0,45 xG per 90 minuti a Firenze contro lo 0,31 fatto registrare al Genoa. Costante il dato dei non-penalty xG (0,26), segnale di una capacità offensiva che si esprime al di là del tipo di contesto tattico. Sì, ok, ma, alla Fiorentina Gudmundsson ha disputato 23 partite con una media di 54,5 minuti per presenza, contro gli 86,2 dell’anno prima. Le gare concluse sono state pochissime, solo tre (13% del totale), e soprattutto è spesso sparito per partite intere nel momento in cui la squadra viola si è giocata il clou. Quello che poteva essere, ormai, è il passato.
Ora, come da premessa, vorremmo vedere un Gud diverso. Che magari non venga sulla mediana a prendersi il pallone perché, sennò, a stare lassù, col non gioco di Palladino, il pallone lo vedeva passare solo sopra la sua testa, altissimo, per via delle palle lunghe con cui l’ex tecnico viola faceva non giocare la sua Fiorentina. In tal senso, l’arrivo di Pioli potrebbe venire in suo soccorso.
Che Gud sia un giocatore un po’ anarchico, da non ingabbiare in eccessivi compiti tattici, questo si è ormai capito. Altrimenti si incupisce, si inalbera, sparisce e diventa inutile. Chi lo conosce bene lo descrive come un ragazzo dal carattere un po’ particolare, un po’ ‘prima donna’. Anche su questo l’arrivo di Pioli potrebbe dargli una mano. D’altronde, il neo tecnico viola è riuscito a gestire gente come Leao e Theo, cosa che altri al Milan non sono riusciti a fare.
Poi, attenzione: come e dove giocherà? Bho. Spetterà, anche questo, a Pioli. Intanto Gud resta, anzi, arriva. Perché quel modo di toccare il pallone, quel tiro improvviso e chirurgico c’erano prima e ci sono stati in parte l’anno scorso. Ora si tratta di tirar fuori questo, in maniera costante, continua e toccare quei tasti giusti che possano far tornare il Gud che a Genova aveva fatto cose eccellenti. Ci speriamo, anzi ce lo aspettiamo.
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