C’è chi sperava che d’incanto la Fiorentina avesse corretto tutti i propri limiti e difetti, a maggior ragione al cospetto di un Cagliari che si è salvato alla penultima giornata, che ha avuto mille problematiche ed evidenziato enormi lacune durante tutta la stagione. Così non è stato e, ormai, non lo sarà. Ad Atene contro l’Olympiacos la squadra di Italiano ci va con quelle che sono le sue caratteristiche, a livello di singoli e collettive, coi suoi pregi e le sue carenze, che in fin dei conti le hanno permesso di raggiungere un’altra qualificazione europea (per quanto ad oggi sempre in Conference League), due finali europee, una di Coppa Italia e un’altra semifinale di Coppa Italia.
Certamente servirà una concentrazione ben diversa rispetto a quella vista in Sardegna, soprattutto dietro. Che la fase difensiva di questa squadra abbia dei problemi non è certo una novità, così come che gli avversari della Fiorentina riescano con enorme facilità a far gol, chiunque essi siano, anche quando non creano granché. Al tempo stesso, anche se questo non è il caso della sfida col Cagliari, davanti serve creare sempre un’enorme quantità di opportunità per buttarla dentro. In pratica l’esatto contrario di quanto ha sempre professato Italiano: ‘difendere bene e attaccare benissimo’ era il suo slogan quando arrivò a Firenze. Ma di fatto la sua Fiorentina fa più o meno sempre il contrario.
Amen, questa è la Fiorentina che proverà ad alzare al cielo la Conference League mercoledì ad Atene. Ormai non si può pensare che corregga tutti i propri punti deboli in pochi giorni. Congeniti o voluti: Ikoné non è Lookman, Belotti non è Scamacca, Arthur non è Ederson e Beltran non è Koopmeiners. Ma questo si sapeva già prima. Biraghi ha le sue lacune, Milenkovic-Ranieri-Quarta idem. Con l’Olympiacos servirà una partita in cui tutti ci mettano il 1000% di concentrazione, dietro e in mediana, in cui non si regalino praterie in contropiede o imbucate per vie centrali e in cui davanti si sprechi il meno possibile. Tutte cose che, in fin dei conti, non sono nel dna di questa Fiorentina. Ma che, per una sera, contro un avversario come l’Olympiacos che ha come qualità tutte le cose che la Fiorentina maggiormente soffre, dovranno essere tirate fuori. Stavolta, da Atene, c’è da tornare con un trofeo.
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