Non che altri anni e con tutti gli effettivi a disposizione si annunciasse come una passeggiata di salute, ma quella di stasera contro l’Inter per la Fiorentina ha tutti i crismi di Davide che affronta il gigante Golia. Non solo per valori sulla carta, ma anche perché la formazione nerazzurra ha nel mirino il primo posto della Serie A. Meglio non pensare ai numeri della Serie A, dove l’Inter è imbattuta nelle gare esterne, segnato 56 reti meglio di tutti gli altri e subite solo 19, con 7 trasferte su 11 chiuse senza concedere gol agli avversari e segnandone 30 in 11 gare. Così, per dare un riferimento, la Fiorentina ne ha fatte 37 nel doppio di gare.
Oltre a tutto ciò, c’è l’emergenza del caso a complicare le cose. Niente da fare neppure per Adli, alle prese con una botta alla caviglia, oltre ai nuovi innesti non arruolabili per il regolamento, con 75’ da giocare in apnea sperando di fare l’impresa. Basti pensare alle panchine che Palladino da una parte e Inzaghi dall’altra avranno a disposizione.
Al netto delle scelte iniziali, nella ripresa Inzaghi potrà guardarsi indietro verso la panchina, pensarci, scegliere e pescare tra Acerbi se giocasse De Vrij dal 1’, o viceversa, Pavard e Darmian come braccetti difensivi, Di Marco se giocasse dal 1’ Carlos Augusto, Frattesi, Arnautovic e Taremi.
Tra l’altro, riprese in cui ultimamente la Fiorentina ha sofferto le pene dell’inferno con tutti, anche con Genoa, Toro, Udinese, Cagliari, Lazio, Bologna. Tutti insomma. L’autonomia fisica della squadra di Raffaele Palladino è sembrata esaurirsi in largo anticipo, con annesso ‘braccino’ nel difendere i vantaggi abbassandosi e mettendo dentro difensori su difensori.
Stasera Palladino si girerà verso la panchina e troverà Terracciano, Martinelli, Moreno, uno tra Cataldi o Richardson a seconda di chi giocherà dal 1’, Parisi, Colpani e sostanzialmente basta. Certo, tanti giovani, come Harder, Caprini e via discorrendo.
Servirà un’impresa alla squadra viola. In attesa di poter schierare già da lunedì i vari Folorunsho, Ndour, Fagioli, Zaniolo, forse Pablo Marì e Adli.
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