Dopo lo stop contro l’Atalanta a Bergamo, è arrivata per la Fiorentina di Raffaele Palladino anche la seconda sconfitta stagionale, stavolta in campo europeo, contro un avversario abbordabile. La prestazione dei gigliati è stata opaca, priva della brillantezza e determinazione viste nelle recenti uscite. Un passo falso era prevedibile, ma in un certo senso, meglio che sia avvenuto in Conference League, dove il danno in classifica è stato contenuto: la Fiorentina, infatti, resta tra le prime otto, grazie alla differenza reti che per ora le garantisce l’accesso agli ottavi. Ben più grave sarebbe stato perdere punti preziosi in campionato.
La disparità tra le due competizioni appare sempre più netta: in Serie A, la Fiorentina dimostra sicurezza e fame, mentre in Europa manca la stessa costanza di rendimento. La ragione è evidente: le seconde linee, pur impegnandosi, non riescono a compensare l’assenza dei titolari. La recente serie di vittorie ha messo in luce la strategia di Palladino, che ha delineato gerarchie chiare e ridotto al minimo il turnover, attuandolo solo per necessità fisiche o infortuni in un periodo denso di impegni. Diversamente dalla rotazione ampia usata da Vincenzo Italiano, Palladino ha optato per un approccio più rigido, spesso lasciando fuori giocatori di esperienza. Questa scelta ha dato frutti concreti, ma ha anche rivelato la dipendenza della squadra da un nucleo ristretto di titolari per restare competitiva, e tra questi titolari quasi tutti sono arrivati nella scorsa sessione di calciomercato.
Nonostante la rivoluzione estiva, infatti, la “vecchia guardia” di Italiano è ancora presente: contro l’Apoel otto undicesimi erano giocatori già visti la scorsa stagione, con cinque di loro (sei, se includiamo Ikoné, subentrato ad Atene) che avevano giocato da titolari nella finale di Conference League contro l’Olympiacos. La nuova gestione mantiene dunque un legame col passato, ma è chiaro che i veterani stanno faticando a trovare spazio nelle rigide gerarchie di Palladino, che continua a ricevere segnali poco incoraggianti dalle seconde linee. In porta Terracciano continua a restare il portiere delle coppe, il capitano Biraghi e il suo vice Quarta anche ieri hanno faticato tanto. Kayode, che l'anno scorso, visto anche l'infortunio di Dodo, era un titolare, quest'anno ha un minutaggio bassissimo. Per non parlare poi di Kouame che non si sta dimostrando all'altezza di essere il vice Kean di questa Fiorentina.
Contro l’Apoel, quindi, le riserve non sono riuscite a sfruttare l’occasione di mettersi in mostra. Palladino, che aveva modificato l’undici iniziale per far rifiatare i titolari, è stato poi costretto a inserire pedine chiave come Dodô, Gosens e Beltrán nel tentativo di invertire il corso della partita, ma senza successo. Nel post-partita, il tecnico ha criticato l’atteggiamento prevedibile e privo di grinta di chi era partito dal primo minuto, evidenziando come questo abbia favorito l’avversario.
La disparità tra le due competizioni appare sempre più netta: in Serie A, la Fiorentina dimostra sicurezza e fame, mentre in Europa manca la stessa costanza di rendimento. La ragione è evidente: le seconde linee, pur impegnandosi, non riescono a compensare l’assenza dei titolari. La recente serie di vittorie ha messo in luce la strategia di Palladino, che ha delineato gerarchie chiare e ridotto al minimo il turnover, attuandolo solo per necessità fisiche o infortuni in un periodo denso di impegni. Diversamente dalla rotazione ampia usata da Vincenzo Italiano, Palladino ha optato per un approccio più rigido, spesso lasciando fuori giocatori di esperienza. Questa scelta ha dato frutti concreti, ma ha anche rivelato la dipendenza della squadra da un nucleo ristretto di titolari per restare competitiva, e tra questi titolari quasi tutti sono arrivati nella scorsa sessione di calciomercato.
Nonostante la rivoluzione estiva, infatti, la “vecchia guardia” di Italiano è ancora presente: contro l’Apoel otto undicesimi erano giocatori già visti la scorsa stagione, con cinque di loro (sei, se includiamo Ikoné, subentrato ad Atene) che avevano giocato da titolari nella finale di Conference League contro l’Olympiacos. La nuova gestione mantiene dunque un legame col passato, ma è chiaro che i veterani stanno faticando a trovare spazio nelle rigide gerarchie di Palladino, che continua a ricevere segnali poco incoraggianti dalle seconde linee. In porta Terracciano continua a restare il portiere delle coppe, il capitano Biraghi e il suo vice Quarta anche ieri hanno faticato tanto. Kayode, che l'anno scorso, visto anche l'infortunio di Dodo, era un titolare, quest'anno ha un minutaggio bassissimo. Per non parlare poi di Kouame che non si sta dimostrando all'altezza di essere il vice Kean di questa Fiorentina.
Contro l’Apoel, quindi, le riserve non sono riuscite a sfruttare l’occasione di mettersi in mostra. Palladino, che aveva modificato l’undici iniziale per far rifiatare i titolari, è stato poi costretto a inserire pedine chiave come Dodô, Gosens e Beltrán nel tentativo di invertire il corso della partita, ma senza successo. Nel post-partita, il tecnico ha criticato l’atteggiamento prevedibile e privo di grinta di chi era partito dal primo minuto, evidenziando come questo abbia favorito l’avversario.
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies