Da Moreno a Folorunsho, dalla fatica di Adli passando per i pochi lampi di Beltran e Zaniolo. Sono ben più di uno i calciatori schierati in Slovenia da Raffaele Palladino che continuano a non brillare. Sarebbe riduttivo chiamarle seconde linee, ma le risposte individuali arrivate dal match col Celje non lasciano troppo di che ben sperare.
Chiariamoci subito, vanno fatte diverse premesse. In primis: nessun dramma, la Fiorentina ha vinto, ha ulteriormente messo in discesa l’accesso alle semifinali di Conference League e potrà contare sul fattore campo al ritorno per chiudere la pratica Celje; molti dei sopracitati sono stati schierati fuori ruolo, con tanti alibi a loro parziale discolpa; c’è chi rientrava dal 1’ dopo mesi di inattività. Detto tutto ciò, Moreno ha fatto un’altra partitaccia. Non può fare il vice Dodo in questo sistema di gioco, da esterno a tutta fascia. Idem dicasi per Folorunsho, dall’altra parte o a destra dove è stato schierato a inizio secondo tempo. Il difensore argentino continua a non convincere, con occasioni sprecate una dopo l’altra. Anche l’ex Napoli, per quanto abbia messo lo zampino sul gol dello 0-1, ha fatto una fatica enorme nel trovare la giusta intesa con Ranieri a inizio gara, con Matko spesso lasciato troppo libero e tutti i pericoli per la porta di De Gea arrivati proprio da lì.
Poi c’è Zaniolo. Ok, non è il suo ruolo il centravanti. Ma anche in Slovenia si è visto solo per una porzione di secondo tempo. Il resto del match è stato il solito Zaniolo, con annesso un fallo inutile che gli costa la squalifica al ritorno.
Per quanto riguarda Adli ci sono altri discorsi da fare. Il francese non giocava dal 1’ dalla sfida con la Lazio di 3 mesi fa. Ci stava che il suo reinserimento potesse avere delle controindicazioni. Di certo non è Fagioli, almeno dal punto di vista della condizione e della brillantezza. Ma l’ex Milan, val bene ricordarlo, è anche stato uno dei trascinatori della Fiorentina di Palladino nel periodo delle 8 vittorie di fila. Si tratta solamente di aspettare che ritorni in condizione.
Beltran, invece, ha confermato le difficoltà di incidere in fase offensiva, come aveva fatto anche a San Siro e sostanzialmente quasi sempre da quando è arrivato a Firenze. Non c’è paragone con Kean per fare (eventualmente) in centravanti, ma neanche con Gudmundsson che, magari garantisce molta meno dedizione in fase difensiva, ma quando ha la palla tra i piedi in zone pericolose o la mette dentro o fa, comunque, la differenza.
Non ha certamente brillato nemmeno Comuzzo, ma anche nel suo caso pesa il ruolo di guida del reparto a tre, cosa che non ha nelle corde, così come il fatto che tutta la linea difensiva sia stata rivoluzionata a Celje. Se, invece, entra con Pablo Marì al fianco e deve fare il marcatore, come accaduto nelle ultime sfide di Serie A, ha sempre fatto ottime cose. Insomma, non è tutto rose e fiori ciò che la Fiorentina si porta dietro da Celje. Ma tant’è. Ora altre prove del nove, come i punti che si spera possano arrivare tra Parma, Cagliari ed Empoli, con vista sulla semifinale contro il Betis.
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