Mea Culpa? Sì, ci sta, ‘quando ce vo ce vo’. Mentre brillano le stelle di Moise Kean, De Gea, Gudmundsson, Fagioli, Dodo, Gosens e altri più o meno attesi protagonisti di una Fiorentina che è tornata ad alimentare sogni di gloria, ci sono anche tutti quelli che via via stanno convincendo sempre più. Tanti singoli che dopo settimane, mesi o addirittura anni un po’ così, non proprio brillanti (diciamo così), adesso stanno meritando applausi.
Basti pensare a Rolando Mandragora. Qualche gol ogni tanto lo aveva fatto anche in passato, ma alternandolo a prestazioni spesso incolore, tanto da essere spesso definito dai più ‘trasparente’. Negli ultimi mesi, invece, Mandragora è sempre più protagonista. Gol, assist, giocate, pressing, falli presi e dinamismo. Una rinascita vera e propria per lui che, per quanto abbia trovato molto spazio sin da inizio stagione, ha visto la concorrenza aumentare progressivamente e costantemente in mezzo al campo, da Adli, Cataldi e Bove prima a Fagioli, Folorunsho e Ndour poi. Ma, poco male. A suon di prestazioni Mandragora è passato stabilmente da alternativa, magari per le gare di coppa, a titolare inamovibile.
Poi c’è Pablo Marì, arrivato un po’ in sordina ma che, da quando è stato schierato titolare nel 3-5-2 con l’ex Monza a guidare la difesa, ha ridato solidità ad una retroguardia come quella viola che aveva un po’ perso efficacia. I dubbi erano diversi al suo arrivo, tanto che appariva quasi inspiegabile il suo innesto con contemporanea cessione di Valentini, appena arrivato. E invece, ‘mea culpa’, Pablo Marì si sta confermando acquisto azzeccatissimo, con buona pace di Comuzzo che da essere stato uomo mercato a gennaio, da due mesi è ormai un panchinaro fisso. D’altronde il reparto, adesso, funziona alla grande, come testimoniano i quasi 0 rischi patiti con Atalanta e Juventus negli ultimi 180’.
Col 3-5-2, con Pablo Marì a guidare la difesa, è tornato ad ottimi livelli Ranieri ma anche Marin Pongracic. Un altro che, dopo aver fatto un inizio di stagione orribile tra errori, espulsioni, infortuni e mesi di panchine, adesso è un altro titolare fisso. Con merito, sia chiaro. Perché il croato non sta sbagliando nulla in fase di copertura, dimostrando che coi meccanismi e coi compagni di reparto giusti sa districarsi bene anche in una difesa a tre (d’altronde, a inizio stagione, nel terzetto difensivo c’erano Quarta e Biraghi) riscoprendosi anche abile costruttore di gioco.
Tutti giocatori che ora sì, che prima no. E che stanno brillando sempre più.
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