Il titolo,“I grant you refuge”, si ispira a quello della poesia della scrittrice e poetessa palestinese Hiba Abu Nada

Si intitola "I grant you refuge" la mostra fotografica realizzata da sei fotografi palestinesi che testimoniano gli orrori della guerra nella striscia di Gaza, ospitata dall'Istituto universitario europeo (Iue) di Firenze nel chiostro della storica sede della Badia Fiesolana.
    
Visitabile gratuitamente fino al 14 marzo, la rassegna vede la direzione artistica di Paolo Patruno, fotografo e filmmaker freelance. Le foto protagoniste della mostra, si spiega in una nota, sono state realizzate dai reporter Shadi Al-Tabatibi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Saeed Mohammed Jaras, Omar Naaman Ashtiwi e Jehad Al-Sharafi. Attraverso i loro scatti viene offerta una diretta testimonianza sulla distruzione, sulla sofferenza e sulle lotte quotidiane delle persone che vivono in un territorio martoriato come quello della striscia di Gaza. Il titolo della mostra si ispira a quello della poesia della scrittrice e poetessa palestinese Hiba Abu Nada, uccisa nel 2023 nella sua casa a Gaza durante un bombardamento. Le foto dei sei fotografi documentano quello che sta accadendo in terra palestinese ma offrono anche l'opportunità di riflettere, capire e, soprattutto, non dimenticare.

    
La mostra rappresenta, inoltre, un omaggio allo spirito indomito dei sei reporter della Striscia di Gaza, rappresentanti delle decine di fotoreporter che vivono e lavorano nella zona e che sono testimoni oculari di uno dei conflitti più devastanti del nostro tempo.

"Siamo profondamente toccati dalle immagini di questa mostra. Attraverso le loro opere, i sei fotografi ci mostrano non solo la distruzione e la sofferenza, ma anche la resilienza e la dignità del popolo palestinese - sottolinea Roeland Scholtalbers, direttore della comunicazione dell'Istituto universitario europeo -. L'Istituto Universitario Europeo ospita questa mostra perché crediamo fermamente che le università abbiano un ruolo fondamentale nel promuovere il dialogo, la comprensione reciproca e la giustizia sociale. Dobbiamo mettere in gioco le nostre capacità accademiche per interrogare i fatti, sfidare le opinioni e formare idee indipendenti per produrre ricerca e conoscenza”. 
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