Un terzino azzurro con un palmarès pesantissimo, impreziosito dai mondiali del 1934 e 1938 e dallo scudetto con il Bologna nel campionato 1928-1929. Eppure la parte più significativa della vita di Eraldo Monzeglio (1906-1981) non è legata al calcio, quando a un pezzo della storia d’Italia che culmina con la guerra civile e la Liberazione.
Uomo di fiducia di Mussolini, Monzeglio lo seguì sino a Salò, dove però mantenne poderosi contatti con la Resistenza che gli consentirono di salvare dalla morte numerosi partigiani. Di tutto questo si parlerà giovedì (ore 15) al Museo del Calcio di Coverciano (Firenze), in viale Aldo Palazzeschi 20.
L’occasione è la presentazione di una biografia dedicata a Monzeglio — «Il terzino e il Duce», Solferino — e scritta dal giornalista del Corriere della Sera Alessandro Fulloni. Sul palco, ci saranno Matteo Marani, presidente della Lega Pro e della Fondazione Museo del Calcio, e Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione italiana allenatori e direttore della scuola allenatori della Federcalcio. La vita di Monzeglio mescola pallone e spy-story: divenne amico dei figli di Mussolini, Vittorio e Bruno, conosciuti da bambini sul lungomare di Riccione.
A villa Torlonia insegnò a giocare a tennis al Duce e durante la guerra fu volontario in Russia. Dopo l’8 settembre — lo raccontano le testimonianze inedite contenute nel libro — spese la sua vicinanza a Mussolini per salvare «molte vite». Di tutto questo, preferì non raccontare mai nulla dedicandosi solo al calcio. Finita la guerra, allenò, tra l’altro Como, Pro Sesto, Napoli (sette anni sulla panchina azzurra, record ancora oggi imbattuto) Samp, Monza e Juve.
La Federcalcio lo ha inserito nella sua «Hall of Fame», con Pozzo, Bearzot, Valentino Mazzola, Riva, Rossi e tutte le leggende azzurre.
Uomo di fiducia di Mussolini, Monzeglio lo seguì sino a Salò, dove però mantenne poderosi contatti con la Resistenza che gli consentirono di salvare dalla morte numerosi partigiani. Di tutto questo si parlerà giovedì (ore 15) al Museo del Calcio di Coverciano (Firenze), in viale Aldo Palazzeschi 20.
L’occasione è la presentazione di una biografia dedicata a Monzeglio — «Il terzino e il Duce», Solferino — e scritta dal giornalista del Corriere della Sera Alessandro Fulloni. Sul palco, ci saranno Matteo Marani, presidente della Lega Pro e della Fondazione Museo del Calcio, e Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione italiana allenatori e direttore della scuola allenatori della Federcalcio. La vita di Monzeglio mescola pallone e spy-story: divenne amico dei figli di Mussolini, Vittorio e Bruno, conosciuti da bambini sul lungomare di Riccione.
A villa Torlonia insegnò a giocare a tennis al Duce e durante la guerra fu volontario in Russia. Dopo l’8 settembre — lo raccontano le testimonianze inedite contenute nel libro — spese la sua vicinanza a Mussolini per salvare «molte vite». Di tutto questo, preferì non raccontare mai nulla dedicandosi solo al calcio. Finita la guerra, allenò, tra l’altro Como, Pro Sesto, Napoli (sette anni sulla panchina azzurra, record ancora oggi imbattuto) Samp, Monza e Juve.
La Federcalcio lo ha inserito nella sua «Hall of Fame», con Pozzo, Bearzot, Valentino Mazzola, Riva, Rossi e tutte le leggende azzurre.
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies