Nel 2020, le università toscane hanno formato 5.500 laureati Stem, con una crescita rilevante sia del loro numero assoluto rispetto a 10 anni prima, sia della componente femminile: ma le laureate Stem, nel mondo del lavoro, hanno contratti più precari e sono meno impiegate nella manifattura, secondo quanto rileva uno studio dell'Irpet sul tema. In valori assoluti, le laureate Stem sono passate dalle 754 del 2008 alle 2.378 del 2019, mentre i laureati Stem da 1.414 a 3.245.
Dalla distribuzione della domanda di lavoro emerge che il 75% delle laureate Stem trova impiego nel settore terziario, con una concentrazione elevata nell'istruzione (18%) e nella pubblica amministrazione (6%), mentre solo il 20% lavora nella manifattura rispetto al 30% dei colleghi maschi. In quest'ultimo, settori ad alta innovazione come la metalmeccanica assorbono appena il 4% delle laureate Stem, contro il 13% dei laureati maschi. La disparità si riflette anche nei contratti: le donne Stem hanno una percentuale di contratti a tempo indeterminato inferiore rispetto agli uomini, soprattutto nei settori manifatturieri.
"Queste dinamiche - affermano le ricercatrici Irpet - suggeriscono che il problema non risiede esclusivamente nelle scelte formative, ma in fattori strutturali del mercato del lavoro, come barriere culturali, stereotipi di genere e una scarsa presenza di politiche aziendali inclusive".
"Per affrontare queste sfide - proseguono -, è necessario rafforzare le politiche di inclusione lavorativa, promuovere la diversità e incentivare le imprese a modificare gli assetti organizzativi per valorizzare il talento femminile nei settori Stem. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dei laureati e delle laureate Stem, contribuendo a una crescita economica più equa e sostenibile”.
Dalla distribuzione della domanda di lavoro emerge che il 75% delle laureate Stem trova impiego nel settore terziario, con una concentrazione elevata nell'istruzione (18%) e nella pubblica amministrazione (6%), mentre solo il 20% lavora nella manifattura rispetto al 30% dei colleghi maschi. In quest'ultimo, settori ad alta innovazione come la metalmeccanica assorbono appena il 4% delle laureate Stem, contro il 13% dei laureati maschi. La disparità si riflette anche nei contratti: le donne Stem hanno una percentuale di contratti a tempo indeterminato inferiore rispetto agli uomini, soprattutto nei settori manifatturieri.
"Queste dinamiche - affermano le ricercatrici Irpet - suggeriscono che il problema non risiede esclusivamente nelle scelte formative, ma in fattori strutturali del mercato del lavoro, come barriere culturali, stereotipi di genere e una scarsa presenza di politiche aziendali inclusive".
"Per affrontare queste sfide - proseguono -, è necessario rafforzare le politiche di inclusione lavorativa, promuovere la diversità e incentivare le imprese a modificare gli assetti organizzativi per valorizzare il talento femminile nei settori Stem. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dei laureati e delle laureate Stem, contribuendo a una crescita economica più equa e sostenibile”.
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