'Mia musica unisce culture', contaminazioni da Londra a Bahrein

E' definita dalla stampa internazionale la 'sacerdotessa del jazz psichedelico arabo', con la sua musica ha una missione ben precisa: costruire un ponte tra la cultura araba e quella occidentale fondendo jazz, musica elettronica e suoni tradizionali del Medio Oriente. Yazz Ahmed, musicista britannico-bahreinita è arrivata a Firenze per l'unica tappa italiana del suo tour internazionale, con un concerto ieri sera per A Jazz Supreme, rassegna organizzata da Musicus Concentus.
    
Trombettista e compositrice, Ahmed ha vissuto in Bahrein fino all'età di 9 anni, subendo da bambina le sofferenze della guerra del Golfo, di cui ha un chiaro ricordo con le maschere anti-gas, gli allarmi bomba e i giorni di scuola trascorsi nei garage cercando rifugio. Poi il trasferimento a Londra con la madre e la sorella e la scoperta della musica come medium che unisce culture e persone. "Amo mixare le due eredità culturali che mi appartengono, quella del Bahrein e quella britannica. Attraverso la mia musica - racconta - spero di costruire ponti tra culture, cambiare la percezione delle donne nel jazz e delle persone di origine mediorientale".

    
In concerto per la prima volta con la sua band (Jonny Mansfield al vibrafono, Dave Manington al basso e Josh Blackmore alla batteria), ha suonato il suo ultimo album A Paradise in the Hold, il quarto della sua carriera, che esplora la musica tradizionale del Bahrein con i suoni delle percussioni e i canti malinconici dei pescatori di perle. "Avevo bisogno di ascoltare la musica del Bahrein in modo autentico, così ci sono tornata nel 2014. Il processo creativo è iniziato con un viaggio, - ha spiegato - in cui ho assistito a un concerto privato dei pescatori di perle di Muharraq, la mia città natale". Ha ripreso quelle melodie e poi ha proseguito il viaggio alla ricerca di canzoni e poesie nunziali, dove è forte il mix culturale. "Questa regione ha influenze dal Sud-Est asiatico, dall'Africa dell'Est e Middle East - ha detto -. La musica del Bahrein riflette tutto questo, il mix di culture. E la musica unisce le persone, questo è essenziale''. Negli anni ha collaborato con artisti come i Radiohead e ha suonato dall'Europa agli Stati Uniti. Per il futuro ha un sogno nel cassetto: "Vorrei lavorare con Bjork, è una grande ispirazione, è fantastica, sarebbe bellissimo".
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