Lui Provoca, Lei Risponde e…gli Altri Godono!
Sta andando a finire proprio cosi! Le nuove tariffe del 25% imposte dagli Stati Uniti sulle importazioni di auto e componenti chiave, volute dall’amministrazione Trump, stanno minando gli equilibri globali del settore automotive.
Mentre i principali produttori occidentali vedono aumentare i propri costi e calare margini e prezzi delle azioni, i gruppi cinesi, come BYD, avanzano rapidamente sfruttando un significativo vantaggio competitivo nel settore dei veicoli elettrici (EV).
Questa dinamica protezionistica, pensata per riportare produzioni negli USA, rischia paradossalmente di rafforzare ulteriormente la leadership tecnologica cinese. BYD ha recentemente presentato un sistema rivoluzionario di ricarica ultrarapida, capace di fornire 470 km di autonomia in appena cinque minuti, un balzo tecnologico che elimina uno dei principali ostacoli all'adozione di massa degli EV. Inoltre, la casa automobilistica cinese ha lanciato il sistema avanzato di guida autonoma "God’s Eye", gratuito su tutta la sua gamma, sfidando direttamente i produttori occidentali nel campo dell'innovazione.
I risparmiatori dovrebbero restare in scia sfruttando queste opportunità nel “pesante” mercato emergente del quale la Cina rappresenta il 30%. Da inizio anno, BYD ha guadagnato il 35%, mentre Tesla ha perso ben il 32%, sottolineando ulteriormente il crescente divario tecnologico e competitivo tra Cina e Occidente. Anche produttori tradizionali come General Motors e Stellantis hanno registrato cali, perdendo rispettivamente oltre il 13% e l'11%, segno evidente delle difficoltà occidentali nella corsa verso l’elettrificazione.
Se da un lato gli USA adottano politiche energetiche che favoriscono il petrolio e frenano la transizione elettrica, dall'altro la Cina intensifica investimenti pubblici e privati nella mobilità sostenibile, conquistando un vantaggio competitivo difficilmente colmabile a breve termine.
Questo scenario favorisce anche l’espansione dei produttori cinesi in mercati emergenti come Brasile, India e Turchia, dove il crescente interesse per gli EV (veicoli elettrificati) incontra un'offerta tecnologicamente avanzata e prezzi competitivi.
In Europa, intanto, il rilassamento degli standard sulle emissioni rappresenta un ulteriore freno alla competitività dell'industria automotive locale, già alle prese con ritardi nella transizione elettrica. Tale contesto potrebbe accentuare ulteriormente il divario con la Cina, la cui capacità produttiva e velocità di innovazione continuano a sorprendere.
Per gli investitori, questo quadro impone una riflessione strategica urgente: orientare i portafogli verso mercati e settori che beneficiano della transizione energetica e della superiorità tecnologica cinese. Allocazioni che privilegiano aziende con forti capacità di innovazione tecnologica, soprattutto nel settore EV e delle infrastrutture energetiche, appaiono oggi non solo prudenti ma necessarie.
In sintesi, mentre l'Occidente rallenta, ostacolato da politiche interne e protezionismi controproducenti, la Cina accelera, ponendosi al centro della prossima rivoluzione industriale. Agli investitori più attenti spetta il compito di cogliere tempestivamente questa opportunità storica.
Sta andando a finire proprio cosi! Le nuove tariffe del 25% imposte dagli Stati Uniti sulle importazioni di auto e componenti chiave, volute dall’amministrazione Trump, stanno minando gli equilibri globali del settore automotive.
Mentre i principali produttori occidentali vedono aumentare i propri costi e calare margini e prezzi delle azioni, i gruppi cinesi, come BYD, avanzano rapidamente sfruttando un significativo vantaggio competitivo nel settore dei veicoli elettrici (EV).
Questa dinamica protezionistica, pensata per riportare produzioni negli USA, rischia paradossalmente di rafforzare ulteriormente la leadership tecnologica cinese. BYD ha recentemente presentato un sistema rivoluzionario di ricarica ultrarapida, capace di fornire 470 km di autonomia in appena cinque minuti, un balzo tecnologico che elimina uno dei principali ostacoli all'adozione di massa degli EV. Inoltre, la casa automobilistica cinese ha lanciato il sistema avanzato di guida autonoma "God’s Eye", gratuito su tutta la sua gamma, sfidando direttamente i produttori occidentali nel campo dell'innovazione.
I risparmiatori dovrebbero restare in scia sfruttando queste opportunità nel “pesante” mercato emergente del quale la Cina rappresenta il 30%. Da inizio anno, BYD ha guadagnato il 35%, mentre Tesla ha perso ben il 32%, sottolineando ulteriormente il crescente divario tecnologico e competitivo tra Cina e Occidente. Anche produttori tradizionali come General Motors e Stellantis hanno registrato cali, perdendo rispettivamente oltre il 13% e l'11%, segno evidente delle difficoltà occidentali nella corsa verso l’elettrificazione.
Se da un lato gli USA adottano politiche energetiche che favoriscono il petrolio e frenano la transizione elettrica, dall'altro la Cina intensifica investimenti pubblici e privati nella mobilità sostenibile, conquistando un vantaggio competitivo difficilmente colmabile a breve termine.
Questo scenario favorisce anche l’espansione dei produttori cinesi in mercati emergenti come Brasile, India e Turchia, dove il crescente interesse per gli EV (veicoli elettrificati) incontra un'offerta tecnologicamente avanzata e prezzi competitivi.
In Europa, intanto, il rilassamento degli standard sulle emissioni rappresenta un ulteriore freno alla competitività dell'industria automotive locale, già alle prese con ritardi nella transizione elettrica. Tale contesto potrebbe accentuare ulteriormente il divario con la Cina, la cui capacità produttiva e velocità di innovazione continuano a sorprendere.
Per gli investitori, questo quadro impone una riflessione strategica urgente: orientare i portafogli verso mercati e settori che beneficiano della transizione energetica e della superiorità tecnologica cinese. Allocazioni che privilegiano aziende con forti capacità di innovazione tecnologica, soprattutto nel settore EV e delle infrastrutture energetiche, appaiono oggi non solo prudenti ma necessarie.
In sintesi, mentre l'Occidente rallenta, ostacolato da politiche interne e protezionismi controproducenti, la Cina accelera, ponendosi al centro della prossima rivoluzione industriale. Agli investitori più attenti spetta il compito di cogliere tempestivamente questa opportunità storica.
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies