Costi, scelte, futuro del tempio della prosa a Firenze.
Marco Giorgetti parla. Di più. Il direttore generale della Pergola, oggi teatro nazionale (la qualifica massima per il settore in Italia), sollecita una riunione urgente del cda della Fondazione Teatro della Toscana (la sala fiorentina è capofila, poi ci sono Rifredi e Teatro Era di Pontedera) da cui scaturisca anche una solerte assemblea dei soci (Regione, Comune di Pontedera, Ministero della Cultura, la Città Metropolitana di Firenze, la Fondazione Peccioli per l'Arte) «perché dobbiamo fare scelte decisive. Lo chiedo dal 28 giugno scorso. Siamo alla fine del triennio 2022-2024, dovremo presentare il nuovo piano. Davanti a noi c'è un bivio».
Quale?
«Non sono io a decidere se la Pergola continuerà ad essere teatro nazionale, ma i soci. Che, nel nome del risparmio, potrebbero anche scegliere di far scendere il teatro al gradino inferiore, quello di Teatro di rilevante interesse culturale, che significherebbe perb la separazione da Pontedera, Rifredi e la dismissione della scuola di Favino. Ma se viene deciso di proseguire con la qualifica massima, senza una base contributiva di almeno 9 milioni non potremo comunque tenere tutto acceso, e ci sono verifiche del Mef che lo dimostrano. Questo è matematico. Ad oggi, manca all'appello circa un milione, ma sto lavorando a contatti con sponsor anche per Rifredi e Pontedera dopo l'accordo con Fineco per 600 mila euro. C'è in ponte un progetto ministeriale con Romania e Francia che potrebbe portare soldi veri. Ci saranno più ricavi dalla concessione della sala. E, spero, dallo sbigliettamento: la scorsa stagione la Fondazione ha incassato oltre 1 milione e 700 mila euro».
Sta dando un ultimatum? O nove milioni o morte?
«Casomai è un grido d'allarme già lanciato per iscritto a Sara Funaro, presidente della Fondazione: lei deve convocare il cda. Nonostante l'abbia aggiornata sulle vicende della Fondazione, la sindaca non mi ha mai risposto né è mai venuta in teatro. Mentre numerosi sono stati i contatti con l'assessore alla cultura Bettarini».
Perché, secondo lei, si temporeggia?
«Credo si attenda il nuovo decreto ministeriale che potrebbe portare cambiamenti decisivi nei teatri, come la nomina di un consulente artistico a fianco del direttore. Ma intanto cda e soci potrebbero fare il punto della situazione e delle priorità. Alcune decisioni sul secondo semestre sono state già prese, altre rinviate a dopo le elezioni sapendo che, in assenza di ulteriore contribuzione, non saranno realizzabili le stagioni di Pontedera, di Rifredi e la continuazione della scuola Oltramo. Ogni giorno che passa pesa sul bilancio».
I soci intanto continuano a chiederle á tagliare le spese.
«Le verifiche del Mef confermano che la base contributiva non pub scendere oltre i 9 milioni e mezzo. Ho attuato misure di riduzione sia sul 2023 che sul 2024, ma i parametri ministeriali concedono un limite del 10 per cento, altrimenti viene ridotto il contributo e revocata la posizione».
Marco Giorgetti parla. Di più. Il direttore generale della Pergola, oggi teatro nazionale (la qualifica massima per il settore in Italia), sollecita una riunione urgente del cda della Fondazione Teatro della Toscana (la sala fiorentina è capofila, poi ci sono Rifredi e Teatro Era di Pontedera) da cui scaturisca anche una solerte assemblea dei soci (Regione, Comune di Pontedera, Ministero della Cultura, la Città Metropolitana di Firenze, la Fondazione Peccioli per l'Arte) «perché dobbiamo fare scelte decisive. Lo chiedo dal 28 giugno scorso. Siamo alla fine del triennio 2022-2024, dovremo presentare il nuovo piano. Davanti a noi c'è un bivio».
Quale?
«Non sono io a decidere se la Pergola continuerà ad essere teatro nazionale, ma i soci. Che, nel nome del risparmio, potrebbero anche scegliere di far scendere il teatro al gradino inferiore, quello di Teatro di rilevante interesse culturale, che significherebbe perb la separazione da Pontedera, Rifredi e la dismissione della scuola di Favino. Ma se viene deciso di proseguire con la qualifica massima, senza una base contributiva di almeno 9 milioni non potremo comunque tenere tutto acceso, e ci sono verifiche del Mef che lo dimostrano. Questo è matematico. Ad oggi, manca all'appello circa un milione, ma sto lavorando a contatti con sponsor anche per Rifredi e Pontedera dopo l'accordo con Fineco per 600 mila euro. C'è in ponte un progetto ministeriale con Romania e Francia che potrebbe portare soldi veri. Ci saranno più ricavi dalla concessione della sala. E, spero, dallo sbigliettamento: la scorsa stagione la Fondazione ha incassato oltre 1 milione e 700 mila euro».
Sta dando un ultimatum? O nove milioni o morte?
«Casomai è un grido d'allarme già lanciato per iscritto a Sara Funaro, presidente della Fondazione: lei deve convocare il cda. Nonostante l'abbia aggiornata sulle vicende della Fondazione, la sindaca non mi ha mai risposto né è mai venuta in teatro. Mentre numerosi sono stati i contatti con l'assessore alla cultura Bettarini».
Perché, secondo lei, si temporeggia?
«Credo si attenda il nuovo decreto ministeriale che potrebbe portare cambiamenti decisivi nei teatri, come la nomina di un consulente artistico a fianco del direttore. Ma intanto cda e soci potrebbero fare il punto della situazione e delle priorità. Alcune decisioni sul secondo semestre sono state già prese, altre rinviate a dopo le elezioni sapendo che, in assenza di ulteriore contribuzione, non saranno realizzabili le stagioni di Pontedera, di Rifredi e la continuazione della scuola Oltramo. Ogni giorno che passa pesa sul bilancio».
I soci intanto continuano a chiederle á tagliare le spese.
«Le verifiche del Mef confermano che la base contributiva non pub scendere oltre i 9 milioni e mezzo. Ho attuato misure di riduzione sia sul 2023 che sul 2024, ma i parametri ministeriali concedono un limite del 10 per cento, altrimenti viene ridotto il contributo e revocata la posizione».
Fonte: Repubblica Firenze
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