Per un –ic che se ne va, un altro –ic arriva. La Fiorentina avvicenda il serbo Nikola Milenkovic col croato Marin Pongracic. A livello di età siamo lì, visto che entrambi sono del 1997, per cui la società viola non si ringiovanisce né invecchia. I costi dei cartellini sono praticamente gli stessi, coi soldi che entrano nelle casse viola che saranno girati ‘pari pari’ in quelle dei salentini del Lecce. Cambia, semmai, il costo a bilancio: Milenkovic, infatti, percepiva oltre 3 milioni di euro netti a stagione, mentre Pongracic ne prenderà 2,1 all’anno. Al netto di come la si pensi sulla politica della società viola in termini di attenzione alle spese, del taglio del monte ingaggi e sul valore tecnico di chi è stato ceduto al cospetto di chi è stato acquistato, con l’addio di Milenkovic si chiude una storia sportiva e umana durata sette anni.
264 partite in tutto, inaugurate dall’esordio in Serie A a Cagliari il 22 dicembre 2017, a 20 anni, da titolare, in un successo 0-1 targato Khouma Babacar. Curioso come proprio in Sardegna abbia messo a referto l’ultima presenza in Serie A con la maglia viola, visto che nel recupero di Bergamo contro l’Atalanta di inizio giugno non scese in campo.
Tanti i momenti di alti e anche di bassi per Milenkovic, diventato col tempo per tutti Nihola in tipico ‘accento’ fiorentino. Degno di nota quel testa a testa del 2018 con un certo Gonzalo Higuain, quando El Pipita era alla Juventus e il serbo gli si presentò, a 21 anni, a muso duro senza timori reverenziali. Pochi mesi dopo arrivò anche il primo gol in Serie A, in un Fiorentina-Chievo finito 6-1, con una botta pazzesca da fuori. Poi il primo centro di quello che è sempre stato un suo punto di forza, il colpo di testa, contro la Spal in un 3-0 di fine settembre 2018, con anche la soddisfazione di aver siglato un gol alla Juventus a Torino.
In quegli anni su lui suonavano sirene importanti, proprio dalla Premier dove sarebbe approdato anni più tardi. Corvino parlò di un’offerta da 40 milioni arrivata a gennaio dal Manchester United, che la Fiorentina rifiutò. Poi ci fu il passo indietro dei Della Valle, ma anche sotto la gestione Commisso, col ritorno di Pradè e Montella in panchina, Milenkovic continuò ad essere un perno della difesa della Fiorentina.
A dire il vero, per lui, le richieste non sono mai mancate, Inter su tutti. Tanto che, quando Milenkovic viaggiava sempre più verso la scadenza del contratto, sembrava ormai imminente il suo approdo in nerazzurro. Ma alla fine non se n’è mai fatto di nulla. E proprio in virtù di quel pericoloso avvicinamento alla scadenza e delle tante richieste, la Fiorentina gli rinnovò il contratto fino al 2027 a 3,3 milioni di euro all’anno. Nel 2019/20 diversi anche i gol messi a segno, 5, al Napoli nella prima in A di Commisso a quelli con Udinese, Sassuolo, Roma e Bologna. In quella successiva furono 3, mentre nel primo anno di Vincenzo Italiano ne fece uno, a Roma, alla prima di campionato e due in Coppa Italia, uno al Benevento ma anche al 93’ a Bergamo contro l’Atalanta. Nel 2022/23 andò in rete 3 volte, con Spezia e Samp in campionato e col Sivasspor in Conference League. L’anno scorso, invece, sono stati 0 i gol.
Diversi anche i bassi, come quel rosso ingenuo che rimediò in una gara con la Juve per un fallo a centrocampo, o per una reazione su Belotti, ma anche diverse difficoltà nel riuscire ad esprimersi ai suoi livelli nei meccanismi della difesa alta di Vincenzo Italiano. Tante anche le problematiche fisiche con cui ha dovuto convivere nei due anni passati, così come gli ultimi due appuntamenti internazionali giocati con la sua Serbia non sono stati certo da ricordare, tra un Mondiale difficile (con tanto di due reti prese dalla Serbia per suoi errori sulla linea del fuorigioco) e un Europeo incolore.
Insomma, le premesse su una sua crescita fino ai livelli da top player che sembravano esserci su di lui quando muoveva i primi passi da difensore della Fiorentina, col senno del poi, non si sono avverate. Milenkovic è rimasto un buon difensore, coi suoi punti di forza e altrettanti di debolezza. Ma con un ingaggio che nel frattempo è rimasto da ‘top’, tanto da indurre la dirigenza a cambiare rotta.
Anche storie umane, dicevamo. Si perché Milenkovic, fino a pochi giorni fa era uno dei reduci di quello spogliatoio che dovette superare il lutto della perdita del capitano Davide Astori. L’altro è Cristiano Biraghi, che ha ereditato la fascia che portava Davide, coi gradi di capitano che a tratti ha ricoperto anche lo stesso Nikola. Dramma umano, tra l’altro, rivissuto dal serbo nei giorni della scomparsa di Barone.
Di Milenkovic ha sempre colpito il garbo nelle relazioni, per cui si può tranquillamente dire che la Fiorentina ha ceduto un gran bravo ragazzo, attaccato alla maglia viola, a Firenze e alla Fiorentina, che forse come difensore poteva fare qualcosa di più, anche in virtù dei tanti soldi che percepiva di stipendio. Ma insomma, siamo sicuri che in un eventuale futuro incrocio con il Nottingham Forest, per lui non ci saranno fischi ma solo applausi. E dunque: ‘good luck Nihola’, e ovviamente ‘benvenuto Pongracic’.
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