C’era una volta un ragazzone serbo che, appena 20enne, prendeva e andava a muso duro con Gonzalo Higuain. Era il 2018, Nikola Milenkovic, per tutti a Firenze ‘Nihola’ (dove l’h diventa c ma è rigorosamente muta, tipo la ‘coca cola con la cannuccia corta’), stupiva per personalità, doti fisiche di marcatore difensivo e, soprattutto, prospettive.
Mentre più volte il ds viola Corvino ha svelato di aver rifiutato mega offerte (da oltre 30 milioni, si mormora anche 40, da vari top club tipo lo United, ma non soltanto) per Milenkovic, negli anni la valutazione e il rendimento del difensore viola non hanno mantenuto le premesse. Il suo ingaggio, invece, è schizzato verso l’alto, tanto da essere il calciatore più pagato della rosa ormai dall’estate del 2022 quando il suo accordo col club di Commisso era in scadenza, l’Inter pressava per portarlo in nerazzurro, la Fiorentina non voleva privarsene a parametro zero e allora fu ‘costretta’ a tirare su gli emolumenti del difensore serbo per blindarlo. Il tutto per uno stipendio da oltre 3 milioni netti.
Il rendimento sportivo di Milenkovic però, anziché andare a crescere è andato a calare. Con la sua Nazionale ha fatto un Mondiale in Qatar disastroso, mentre in questo Europeo non ha propriamente brillato. In maglia viola ha vissuto due/tre stagioni ben al di sotto della sufficienza. Sarà stato per la linea alta con cui Vincenzo Italiano amava far giocare la difesa della Fiorentina o per vari problemi fisici con cui Milenkovic ha dovuto convivere, fatto sta che il suo stipendio così remunerativo sta portato il club gigliato a fare delle doverose valutazioni.
Premessa: un club ambizioso, come si è detto essere la Fiorentina per bocca del ds Pradè pochi giorni fa, non vende i propri migliori giocatori. Al massimo può valutare offerte monstre, a patto di reinvestire quei soldi per migliorarsi. Questa è la base, al netto di quello che riesce a fare l’Atalanta che vende a tantissimo, ricompra a poco e si migliora costantemente. Detto ciò, in un’estate in cui la Fiorentina deve rifare oltre mezza squadra, sacrificare una pedina che porti milioni pesanti può essere una strada. Certo, c’è chi spera di monetizzare dai vari Ikoné, Nzola e Amrabat, ma pensare di lasciar partire Milenkovic per una cifra congrua, in modo tale da alleggerire anche il monte ingaggi, potrebbe essere una ‘buona’ idea. O meglio, un’idea in linea con le logiche del calcio moderno e con le politiche aziendali della Fiorentina di Commisso. Avrebbe sicuramente più senso che cedere Kayode, che potrebbe ancora crescere, mentre Gonzalez è uno dei pochi che nelle corde potrebbe far ‘fare la differenza’.
Premessa bis: Milenkovic non è in vendita, ma poco ci manca. Con la difesa a tre da cui ripartirà Palladino potrebbe tornare a suo agio, magari con meno campo da dover coprire alle spalle ma potendo sfruttare le sue doti di marcatore, ma resta quel pesante ingaggio, troppo pesante, quasi fuori parametri per la Fiorentina.
Il nodo Milenkovic, dunque, c’è. E andrà sciolto. Intanto occhio a Theate, che dopo il dietrofront con l’Arabia potrebbe tornare di gran moda per la Fiorentina. Ripartire da un poker di centrali composto da Milenkovic, Theate, Ranieri e Quarta sarebbe un bel ricominciare. Sempre che il gigante serbo torni a fare la differenza, in positivo s’intende.
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