Grande preoccupazione per il comparto moda da parte dei Comuni della Piana fiorentina dove si registrano aumenti della cassa integrazione e delle vertenze.
"I nostri territori - spiegano in una nota gli assessori al Lavoro di Sesto Fiorentino Jacopo Madau, Calenzano Marco Venturini, e Campi Carla Bonora e Lorenzo Ballerini, con delega alla Buona occupazione - hanno un tessuto produttivo legato per circa un quarto al settore manifatturiero ed in questo senso sta risentendo in modo particolare della crisi della moda e non solo.
Si registrano alcuni dati allarmanti: una diminuzione dell'1% delle imprese attive e dello 0,8% delle imprese artigiane. Sesto è il comune con un maggior numero di imprese 39%, seguito da Campi Bisenzio (30%), Calenzano (16%) e Signa (15%). Nel comparto moda i settori più a rischio sono le pelli e le pelletterie, la concia, il tessile, così come quello degli accessori e della minuteria metallica, che hanno visto un calo su base annua del 8,8% con una accentuazione nel periodo pre-ferie con punte in doppia cifra nel settore della pelle".
"Anche l'industria meccanica - riferiscono gli assessori -, come quella di precisione o quella legata all'automotive, stanno risentendo del calo degli ordini, dell'aumento dei costi energetici e dei trasporti e della mancanza di investimenti legati alle transizioni. Il settore, sommato a quello legato alla filiera della moda, ha avuto un aumento esponenziale della cassa integrazione come ad esempio mostrano i dati dell'Ebret con un +153% rispetto ad un anno fa".
Negli accessori moda, è emerso durante la riunione, che circa l'80% delle aziende metalmeccaniche sta usufruendo o ha usufruito degli ammortizzatori sociali, compresa la solidarietà ed in alcuni casi si stanno aprendo delle procedure di licenziamento.
Sommando tutte le crisi presenti nella Piana, anche alcune molto gravi e note che vanno avanti da molto tempo, si arriverebbe a parlare di oltre 2.000 lavoratori coinvolti. "Molti parlano di una crisi congiunturale - proseguono gli assessori - almeno per quello che riguarda il settore della moda, ma in realtà alcuni elementi come la mancanza di politiche industriali, l'assenza di governo delle politiche di transizione, rischiano di determinare una perdita permanente anche su questo territorio dell'insediamento produttivo di alcune filiere le quali peraltro si stanno riorganizzando, accorciandosi e trasferendo alcune produzioni altrove, nonostante il valore delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori che vi operano".
"I nostri territori - spiegano in una nota gli assessori al Lavoro di Sesto Fiorentino Jacopo Madau, Calenzano Marco Venturini, e Campi Carla Bonora e Lorenzo Ballerini, con delega alla Buona occupazione - hanno un tessuto produttivo legato per circa un quarto al settore manifatturiero ed in questo senso sta risentendo in modo particolare della crisi della moda e non solo.
Si registrano alcuni dati allarmanti: una diminuzione dell'1% delle imprese attive e dello 0,8% delle imprese artigiane. Sesto è il comune con un maggior numero di imprese 39%, seguito da Campi Bisenzio (30%), Calenzano (16%) e Signa (15%). Nel comparto moda i settori più a rischio sono le pelli e le pelletterie, la concia, il tessile, così come quello degli accessori e della minuteria metallica, che hanno visto un calo su base annua del 8,8% con una accentuazione nel periodo pre-ferie con punte in doppia cifra nel settore della pelle".
"Anche l'industria meccanica - riferiscono gli assessori -, come quella di precisione o quella legata all'automotive, stanno risentendo del calo degli ordini, dell'aumento dei costi energetici e dei trasporti e della mancanza di investimenti legati alle transizioni. Il settore, sommato a quello legato alla filiera della moda, ha avuto un aumento esponenziale della cassa integrazione come ad esempio mostrano i dati dell'Ebret con un +153% rispetto ad un anno fa".
Negli accessori moda, è emerso durante la riunione, che circa l'80% delle aziende metalmeccaniche sta usufruendo o ha usufruito degli ammortizzatori sociali, compresa la solidarietà ed in alcuni casi si stanno aprendo delle procedure di licenziamento.
Sommando tutte le crisi presenti nella Piana, anche alcune molto gravi e note che vanno avanti da molto tempo, si arriverebbe a parlare di oltre 2.000 lavoratori coinvolti. "Molti parlano di una crisi congiunturale - proseguono gli assessori - almeno per quello che riguarda il settore della moda, ma in realtà alcuni elementi come la mancanza di politiche industriali, l'assenza di governo delle politiche di transizione, rischiano di determinare una perdita permanente anche su questo territorio dell'insediamento produttivo di alcune filiere le quali peraltro si stanno riorganizzando, accorciandosi e trasferendo alcune produzioni altrove, nonostante il valore delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori che vi operano".
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies