Dal 1981 un punto di riferimento per il territorio, ora 27 famiglie a rischio. Amministrazione e sindacati al fianco dei lavoratori, ma la proprietà americana resta sorda al dialogo

Un colpo al cuore dell’economia locale. Navico chiude lo stabilimento di Montagnana, nel comune di Montespertoli, licenzia i 27 lavoratori, e sposta l'attività in Messico. L'azienda, nata nel 1981, rappresenta un’eccellenza produttiva del territorio nel campo della radaristica. Nonostante questo, la proprietà americana del gruppo Brunswick ha avviato le procedure di licenziamento per tutti i 27 dipendenti dello stabilimento e la chiusura dello stesso. Una decisione che ha scosso la comunità locale, con effetti non solo per i lavoratori, ma anche per l’intero indotto che ruota attorno alla fabbrica, che nei decenni ha saputo ritagliarsi un importante spazio strategico anche all'interno dello stesso gruppo Navico.

Da mesi i segnali di crisi erano evidenti, dalla riduzione della mole di lavoro alla reticenza della proprietà, ma la comunicazione ufficiale è arrivata solo nei giorni scorsi: via mail, senza preavviso. I lavoratori, con in mano la PEC contenente la comunicazione di licenziamenti collettivi, sono scesi in strada, pronti a difendere con tutte le forze un’azienda che, in più di 40 anni, ha formato decine di professionisti, garantito posti di lavoro e contribuito a costruire un’industria di nicchia nel campo dell’elettronica e della sicurezza marittima e terrestre. Dopo l'insontro in regione avvenuto ieri, i dipendenti sono stati ricevuti questa mattina all'interno delle stanze del comune di Montespertoli per un confronto con l'amministrazione.

Filippo Sozzi, sindacalista della FIOM CGIL che sta seguendo la vicenda, descrive la situazione come “incomprensibile” e “gravissima”. La chiusura dello stabilimento non è solo un dramma per le famiglie coinvolte, ma anche un danno economico che rischia di sgonfiare l’intero sistema produttivo locale. Un’azienda che, seppur parte di un gruppo internazionale, ha saputo coltivare una tradizione di competenze e know-how specifici, ormai difficili da ritrovare in altre realtà industriali.

La reazione dell’Amministrazione Comunale è stata immediata. Il sindaco Alessio Mugnaini, insieme alla Giunta e ai sindacati, ha sostenuto senza indugi la battaglia dei lavoratori, dichiarando che non esistono giustificazioni economiche valide per questa scelta. “Siamo di fronte a una decisione che non possiamo accettare, non solo per le famiglie dei lavoratori, ma per l’intera comunità. La perdita di questa realtà significherebbe un impoverimento serio per il nostro territorio”, ha affermato Mugnaini.

Nonostante il supporto delle istituzioni locali, i lavoratori sono consapevoli che la strada da percorrere è in salita. La trattativa con la proprietà americana, che sembra avere poco interesse a trovare soluzioni alternative, è difficile e le possibilità di successo appaiono scarse. “Abbiamo sempre dato il massimo per questa azienda, e ora ci ritroviamo abbandonati: personalmente mi sento tradito. La trasparenza e il dialogo avrebbero fatto la differenza”, confida ai nostri microfoni Simone Giachi, che dopo 25 anni di lavoro si trova a fronteggiare un futuro incerto. “ finora abbiamo riscontrato una chiusura significativa da parte loro, come se le nostre posizioni viaggiassero su binari paralleli che non si incontrano. Nonostante tutto, siamo determinati a lottare fino all'ultimo”, ribadisce Sergio Guerrieri, uno dei responsabili di produzione.

Nel frattempo, il sindacato e le istituzioni continuano a cercare soluzioni, ma la speranza è che la proprietà torni sui suoi passi e decida di salvaguardare non solo i posti di lavoro, ma anche un pezzo di storia e tradizione produttiva che ha fatto grande Montespertoli.

Fuori dall'azienda campeggiano le bandiere e gli striscioni della Fiom. “Da più di quarant'anni facciamo radar su mari calmi o tempestosi. Grazie Brunswick per averci affondato”. La stessa Brunswick che periodicamente organizzava corsi per i lavoratori sulla trasparenza e l'etica lavorativa. Quasi una beffa per i 27 dipendenti che in un cartellone amaramente divertente hanno scritto così: “Brunswick, e ci fai pure i corsi per l'etica. E noi si... letica!”.

Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)

Attiva i cookies