L’innovativo materiale inventato da Gianfranco Capecchi è stato utilizzato per restaurare manufatti danneggiati, con ottimi risultati

Fu un’invenzione dettata dall’urgenza di intervenire su una perdita di gas che, incredibilmente, si dimostrò adatta all’applicazione anche senza l’interruzione del flusso.

Il Nodo Capecchi, messo a punto da Gianfranco Capecchi, padre di Francesco, con il tempo si è rivelato essere non solo uno straordinario strumento di intervento, ma anche un materiale molto versatile.

Questo perché, ha raccontato lo stesso Francesco a La Toscana Nuova, è stato utilizzato, con risultati più che soddisfacenti, anche per il restauro di manufatti e opere d’arte andate in frantumi, come la testa di un cavallo di terracotta, che si era danneggiata durante la cottura, e le gambe di una statua lasciata per troppo all’azioni degli agenti atmosferici.

L’utilizzo, che sia sui tubi del gas o su opere d’arte, è possibile perché il materiale è inizialmente malleabile e quindi facilmente lavorabile, ma man mano che il tempo passa diventa sempre più duro e aderente alla superficie alla quale è applicato, trasformandosi in un ottimo collante.

Il Nodo Capecchi, quindi, oltre a rappresentare una preziosissima risorsa per effettuare interventi rapidi di messa in sicurezza in caso di fughe di gas, consiste in un valido aiuto anche per i restauratori: un’invenzione che non serve solo alle persone, quindi, ma che fa bene anche all’arte.
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