In una nota il sindacato denuncia le condizioni durissime di permanenza e lavoro dei due carceri

"Contraddizioni e inadempienze dell'Amministrazione penitenziaria centrale rispetto ai gravissimi problemi degli istituti penitenziari di Prato e di Firenze-Sollicciano. Il carcere della Dogaia di Prato è il gemello di quello di Firenze Sollicciano, l'emblema di un sistema penitenziario che non funziona. Due istituti che confermano come il fallimento non sia locale ma sistemico. È sconcertante che gli ispettori del Dap, assenti quando alla Dogaia si susseguivano suicidi, rivolte e brutali aggressioni al personale, siano arrivati solo ora, forse su sollecitazione di una sigla sindacale ma non quale consapevole presa d'atto di una disfunzione reiterata". Così il segretario generale Osapp Leo Beneduci.
    
"Una mossa propagandistica, quindi, spacciata come successo sindacale - aggiunge in una nota -, mentre il carcere implodeva nell'indifferenza dei vertici del Dap. Dopo gli impegni disattesi sulla Dogaia per l'arrivo di un direttore e di un comandante specificamente dedicati, ci ritroviamo con uno dei tanti comandanti in regime forfettario a 110 euro al giorno: la replica esatta di Biella, Trento, San Gimignano e tante altre realtà".

Per Beneduci "gli ispettori, anziché verificare queste anomalie gestionali prima di partire da Roma, si precipitano a Prato in ritardo rispetto agli eventi che ne avrebbero chiesto l'immediato interessamento. Ed allora è probabile che concentrino sui 200 procedimenti disciplinari non avviati verso i detenuti la loro attività, piuttosto che sui generali ed irrisolti problemi di un carcere da mesi in grave affanno".

"La strategia è sempre la stessa - osserva ancora -: invece di affrontare le criticità strutturali, i vertici del Dap si limitano a individuare capri espiatori, emettere sanzioni e fissare termini irrealizzabili. Intanto detenuti violenti, quelli che riducono in fin di vita i compagni e aggrediscono il personale, anziché essere sottoposti al particolare regime di cui 14-bis, vengono spostati come pacchi tra Perugia, Firenze, Sollicciano, Lucca, Siena, Terni e Spoleto".

"Gli agenti non possono più aspettare mentre lavorano in condizioni disumane - conclude -, è ora che i sottosegretari alla giustizia responsabili per il personale e per i detenuti prendano atto del loro fallimento e non diano respiro al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che alimenta sterili trofei laddove sofferenza, disagi e disorganizzazione hanno preso il sopravvento".

"Il carcere de La Dogaia di Prato resta abbandonato a una gestione emergenziale, specchio di un sistema penitenziario che non funziona. Andrea Delmastro, il sottosegretario che gioiva dei detenuti che non respiravano nella nuova auto blindata con cellula detentiva, aveva promesso qualche mese fa l'arrivo di un direttore e di un comandante titolari entro settembre, ma la realtà odierna è ben diversa: il Dap infatti interviene solo ora, in ritardo e con un comandante in regime forfettario, a 110 euro al giorno. Una soluzione temporanea e inefficace, già vista in altri istituti italiani, che sacrifica stabilità e qualità della gestione. Un direttore e un comandante titolari sono fondamentali per affrontare in modo strutturale i problemi del carcere: sovraffollamento, carenze organizzative e assenza di percorsi di recupero". Così il portavoce del Pd Toscana Diego Blasi.
    
"La denuncia odierna dell'Osapp conferma questa situazione drammatica - aggiunge in una nota -. Nel frattempo, in Italia si contano 83 suicidi tra detenuti, l'ultimo giusto oggi, e 7 tra gli agenti penitenziari dall'inizio dell'anno. È il segno di un sistema penitenziario che implode sotto il peso dell'inerzia e delle scelte miopi del Governo. Basta ritardi e soluzioni tampone. Servono risorse, personale stabile e interventi strutturali per garantire dignità, sicurezza e il rispetto del principio costituzionale della rieducazione della pena".
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