"Dobbiamo trasformare le nostre aziende" dei servizi pubblici "in società benefit, che sono lo strumento per raggiungere gli obiettivi migliori, sia sul fronte economico, sia nel creare quel bene comune che dà dignità all'ente pubblico e aiuta la collettività", perciò "la crescita economica è importante come strumento di solidità dell'azienda ma non è l'obiettivo. L'ebitda è uno strumento che siamo chiamati a servire con la creazione di un bene pubblico più vasto, perché l'unico socio è il cittadino" ma "non per soddisfare le attese dell'arcipelago finanziario. Il nostro proprietario è il cittadino". Lo afferma Nicola Perini, presidente di Confservizi Cispel Toscana e presidente di Publiacqua, in un'intervista al settimanale Toscana Oggi.
"Sono proprio i servizi a monopolio che più di altri devono sposare la tesi delle società benefit - sottolinea Perini -, sia per essere apripista verso la costruzione di questo nuovo patto tra mercato, ente pubblico e società civile organizzata, sia perché hanno il dovere di non sacrificare la necessaria cura ed attenzione verso i servizi attesi dal cittadino sull'altare dell'efficienza". Le società benefit "permettono ai soci di allargare la governance alla società civile, consentendo ai corpi intermedi, sindacati, associazioni, terzo settore, di stare dentro la società e svolgere un ruolo di controllo e di proposta", spiega Perini, "poi consentono ai soci di impegnare gli amministratori verso il raggiungimento di obiettivi che costituiscono il bene comune atteso, non limitandosi alla massimizzazione del capitale investito, come le società di capitali".
"L'obiettivo - sottolinea - sarebbe quindi quello di perseguire un bene collettivo, stabilito dai soci e fissato negli statuti, che abbracci i temi dell'ambiente, della socialità, della cultura e della valorizzazione del territorio. Quindi la società benefit diventa promotrice di benessere e non soltanto erogatore di servizio o generatrice di ricchezza economica".
"Sono proprio i servizi a monopolio che più di altri devono sposare la tesi delle società benefit - sottolinea Perini -, sia per essere apripista verso la costruzione di questo nuovo patto tra mercato, ente pubblico e società civile organizzata, sia perché hanno il dovere di non sacrificare la necessaria cura ed attenzione verso i servizi attesi dal cittadino sull'altare dell'efficienza". Le società benefit "permettono ai soci di allargare la governance alla società civile, consentendo ai corpi intermedi, sindacati, associazioni, terzo settore, di stare dentro la società e svolgere un ruolo di controllo e di proposta", spiega Perini, "poi consentono ai soci di impegnare gli amministratori verso il raggiungimento di obiettivi che costituiscono il bene comune atteso, non limitandosi alla massimizzazione del capitale investito, come le società di capitali".
"L'obiettivo - sottolinea - sarebbe quindi quello di perseguire un bene collettivo, stabilito dai soci e fissato negli statuti, che abbracci i temi dell'ambiente, della socialità, della cultura e della valorizzazione del territorio. Quindi la società benefit diventa promotrice di benessere e non soltanto erogatore di servizio o generatrice di ricchezza economica".
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