Basta emergenti. Status e ingaggio da top per il tecnico viola

C’è ancora da attendere, ma Stefano Pioli sarà il nuovo allenatore della Fiorentina. I motivi sono ormai noti e sono di natura fiscale. Da inizio luglio, dunque, la società viola inaugurerà una nuova era, filosofica ed economica.
 
Pioli, infatti, tornerà a guidare la Fiorentina con uno status ben differente da quando arrivò la prima volta. Per quanto già all’epoca venisse da esperienze su panchine ‘top’, Inter su tutte, stavolta ci arriverà come l’ultimo ed unico allenatore ad aver portato il Milan a livelli ‘da Milan’, riuscendo a vincere uno Scudetto e arrivando in semifinale di Champions League, cose che non possono vantare i vari Tudor, Chivu, Juric, per fare esempi di tecnici che guideranno delle squadre d’alta classifica nella prossima stagione. La Fiorentina cambia filosofia, dunque, abbandonando la strada del tecnico emergente come fatto con Palladino, con Italiano, col primo Montella, con Mihajlovic, con Paulo Sousa e in parte anche con Gattuso (ovviamente con due proprietà differenti). In panchina, quest’anno, ci sarà un tecnico top, con esperienze importanti e con doti umane importanti.
 
Esperienza, dicevamo, quella che ha acquisito Italiano sbagliando a Firenze, perdendo 3 finali (non certo solamente per colpa sua), riuscendo poi a vincere altrove, che probabilmente è mancata a Palladino per arrivare un gradino più su in classifica e a fare un po’ meglio nelle coppe (con una rosa più forte di quella a disposizione di Italiano), così com’era mancata a Montella nel gestire il triplo fronte con una rosa fortissima (quando perse le semifinali di Coppa Italia ed Europa League) etc etc. C’era, insomma, la necessità di abbandonare l’idea che la Fiorentina potesse continuare ad essere la palestra per l’allenatore emergente di turno che magari qui sbaglia, impara, cresce e poi vince altrove. Su questo aspetto, dunque, la scelta di Pioli è perfetta.
 
Poi c’è l’altra virata, quella economica. Mai nessun tecnico della Fiorentina, infatti, ha guadagnato quanto percepirà Pioli dal club di Commisso. Neanche lontanamente. Che siano 3 milioni di euro netti all’anno o poco meno, non fa grande differenza. Per due anni con opzione o per tre, idem.  Inutile fare raffronti con ere in cui gli stipendi degli allenatori viaggiavano su standard molto più bassi. Ma, se si guarda agli ultimi anni di gestione Commisso/Della Valle, nessun tecnico si è mai neppure avvicinato a queste cifre. Il primo Pioli viola percepiva 1,1 milioni di euro netti di ingaggio. In entrambe le esperienze a Firenze, Montella non ha mai guadagnato più di 1,5 all’anno, cifra simile a quella che prendeva Paulo SousaPalladino si era fermato a 1,6 milioni, mentre Vincenzo Italiano era arrivato a 1,7 milioni dopo il rinnovo (con i bonus cifra vicina ai 2). La scelta su Gattuso fu una piccola anomalia, coi 2 milioni circa di ingaggio per un accordo, tuttavia, finito dopo un paio di giorni.
 
Altrove scelte del genere hanno spesso pagatoConte al Napoli è solamente l’ultimo esempio, anche se in questo caso siamo su un’altra dimensione. Sarri alla Lazio nella prima avventura potrebbe essere più simile al caso di Pioli alla Fiorentina, ma anche Mourinho alla Roma (ha vinto una Conference League e perso una Finale di Europa League l’anno successivo), lo fu Benitez sempre al Napoli. Tecnici già affermati, figure d’esperienza e garanzie messe al centro di un progetto di ripartenza per realtà ambiziose, che con queste scelte forti e onerose hanno poi svoltato. Non sempre, sia chiaro. Ancelotti al Napoli è stato un flop come Garcia, Fonseca al Milan e l’ultimo Allegri della Juventus.
 
Nel dubbio, tra Pioli ed un tecnico con poca esperienza, cent’ori la scelta fatta dalla Fiorentina. Una buona base per ripartire e mantenere lo status di società ambiziosa. Ovviamente, a ciò dovrà far seguito un mercato di ulteriore rafforzamento, perché da solo Pioli non può vincere trofei e/o andare più su di una dimensione da Conference League. Sicuramente può aiutare, ma non basta in sé e per sé.

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