Domani sera Stefano Pioli torna a San Siro da allenatore della Fiorentina, contro quel Milan che nel 2022 gli ha regalato la gioia più grande della sua carriera: lo scudetto. Un ricordo che il tecnico emiliano porta inciso sulla pelle, tatuato sul braccio, simbolo di un trionfo che resta nel cuore.
«Avrei voluto un altro momento per tornare a San Siro, ma adesso non sto pensando alle emozioni che inevitabilmente ci saranno. Sono concentrato sul nostro momento, nonostante lì abbia vissuto emozioni bellissime», ha detto ieri al Viola Park, alla vigilia di una sfida difficile, delicata ma fondamentale per la sua squadra.
Pioli vuole la svolta. E anche farsi un regalo. Domani, nella “Scala del calcio”, toccherà un traguardo storico: le 500 panchine in Serie A. Lunedì compirà 60 anni, ma non ha preparato festeggiamenti: sogna solo un risultato speciale. «Se c’è un dio del calcio, spero che abbia un occhio di riguardo», ha scherzato.
Il parmigiano diventa così il tredicesimo allenatore a raggiungere quota 500 panchine in Serie A. Davanti a lui ci sono giganti come Mazzone (792), Ranieri e Radice (501), che supererà proprio contro il Milan. Più avanti, a quota 512, c’è Massimiliano Allegri, il rivale di domani, che ad agosto non aveva inserito la Fiorentina tra le candidate alla Champions 2026-27. Finora, il tecnico livornese ha avuto ragione: la Viola ha solo 3 punti in classifica, come il Verona, sopra soltanto a Genoa e Pisa.
Pioli, però, non mostra rancore. Sa che la situazione è complessa e che servono fatti, non parole: «Max è un grande tecnico, hanno costruito una squadra solida».
Esperienza e rinascita
Pioli è ormai uno dei veterani della Serie A, non solo per il numero di panchine ma anche per età: dopo Gasperini, Sarri e Baroni c’è lui. Dopo la parentesi in Arabia, la Fiorentina gli ha affidato un triennale da tre milioni netti a stagione, segno di fiducia e di un progetto che punta sull’esperienza per risalire dal fondo.
Servono però colpi da tre punti, perché finora la Viola ha raccolto solo tre pareggi (Cagliari, Torino, Pisa) e tre sconfitte interne (Napoli, Como, Roma). Contro i giallorossi, primi a sorpresa, la squadra ha mostrato segnali di risveglio e avrebbe meritato di più.
Tra le note positive c’è il ritorno al gol di Moise Kean, sbloccatosi il 5 ottobre in campionato e poi in Nazionale, prima di fermarsi per una distorsione alla caviglia. L’attaccante non si è ancora allenato pienamente in gruppo, ma ha lavorato in piscina per ridurre il gonfiore e vuole esserci a tutti i costi: a San Siro, contro il Milan, nello stadio che conta, nella città dove con Rafael Leão condivide la passione per la musica.
Pioli, però, non vuole rischi inutili: dopo il Milan, la Fiorentina affronterà Rapid Vienna, Bologna, Inter, Lecce, Mainz e Genoa in appena 18 giorni. «Sarà decisivo l’allenamento di rifinitura. Abbiamo buone sensazioni, ma vedremo. Lui sta bene mentalmente, ma dovremo valutarlo nei cambi di direzione», ha spiegato il tecnico.
L’ora delle scelte
La rifinitura di oggi al Viola Park sarà decisiva per sciogliere gli ultimi dubbi. Non solo su Kean, ma su ogni reparto. Pioli vuole una Fiorentina diversa, più coraggiosa, più continua, più “presente” per tutti i novanta minuti.
L’idea è ripartire dal 3-4-2-1 con il doppio trequartista: Gudmundsson, rigenerato dopo la Nazionale, e Fazzini, tra i più vivaci contro la Roma. In attacco, Kean se darà garanzie fisiche; altrimenti spazio a Piccoli, pronto a farsi valere.
A centrocampo, Pioli valuta anche la variabile Fagioli, che potrebbe spingere verso un più accorto 3-5-1-1. Sulle fasce pronti Dodo e Gosens, in mezzo Nicolussi Caviglia e Mandragora sembrano in vantaggio su Ndour, comunque non escluso.
In difesa, davanti a De Gea, tornerà Pongracic, smaltiti i problemi fisici, sul centrodestra con Pablo Marí e Ranieri a completare la linea.
Oggi la rifinitura dirà tutto. Domani, invece, parlerà il campo.
E comunque vada, sarà una festa. Per lui.
«Avrei voluto un altro momento per tornare a San Siro, ma adesso non sto pensando alle emozioni che inevitabilmente ci saranno. Sono concentrato sul nostro momento, nonostante lì abbia vissuto emozioni bellissime», ha detto ieri al Viola Park, alla vigilia di una sfida difficile, delicata ma fondamentale per la sua squadra.
Pioli vuole la svolta. E anche farsi un regalo. Domani, nella “Scala del calcio”, toccherà un traguardo storico: le 500 panchine in Serie A. Lunedì compirà 60 anni, ma non ha preparato festeggiamenti: sogna solo un risultato speciale. «Se c’è un dio del calcio, spero che abbia un occhio di riguardo», ha scherzato.
Il parmigiano diventa così il tredicesimo allenatore a raggiungere quota 500 panchine in Serie A. Davanti a lui ci sono giganti come Mazzone (792), Ranieri e Radice (501), che supererà proprio contro il Milan. Più avanti, a quota 512, c’è Massimiliano Allegri, il rivale di domani, che ad agosto non aveva inserito la Fiorentina tra le candidate alla Champions 2026-27. Finora, il tecnico livornese ha avuto ragione: la Viola ha solo 3 punti in classifica, come il Verona, sopra soltanto a Genoa e Pisa.
Pioli, però, non mostra rancore. Sa che la situazione è complessa e che servono fatti, non parole: «Max è un grande tecnico, hanno costruito una squadra solida».
Esperienza e rinascita
Pioli è ormai uno dei veterani della Serie A, non solo per il numero di panchine ma anche per età: dopo Gasperini, Sarri e Baroni c’è lui. Dopo la parentesi in Arabia, la Fiorentina gli ha affidato un triennale da tre milioni netti a stagione, segno di fiducia e di un progetto che punta sull’esperienza per risalire dal fondo.
Servono però colpi da tre punti, perché finora la Viola ha raccolto solo tre pareggi (Cagliari, Torino, Pisa) e tre sconfitte interne (Napoli, Como, Roma). Contro i giallorossi, primi a sorpresa, la squadra ha mostrato segnali di risveglio e avrebbe meritato di più.
Tra le note positive c’è il ritorno al gol di Moise Kean, sbloccatosi il 5 ottobre in campionato e poi in Nazionale, prima di fermarsi per una distorsione alla caviglia. L’attaccante non si è ancora allenato pienamente in gruppo, ma ha lavorato in piscina per ridurre il gonfiore e vuole esserci a tutti i costi: a San Siro, contro il Milan, nello stadio che conta, nella città dove con Rafael Leão condivide la passione per la musica.
Pioli, però, non vuole rischi inutili: dopo il Milan, la Fiorentina affronterà Rapid Vienna, Bologna, Inter, Lecce, Mainz e Genoa in appena 18 giorni. «Sarà decisivo l’allenamento di rifinitura. Abbiamo buone sensazioni, ma vedremo. Lui sta bene mentalmente, ma dovremo valutarlo nei cambi di direzione», ha spiegato il tecnico.
L’ora delle scelte
La rifinitura di oggi al Viola Park sarà decisiva per sciogliere gli ultimi dubbi. Non solo su Kean, ma su ogni reparto. Pioli vuole una Fiorentina diversa, più coraggiosa, più continua, più “presente” per tutti i novanta minuti.
L’idea è ripartire dal 3-4-2-1 con il doppio trequartista: Gudmundsson, rigenerato dopo la Nazionale, e Fazzini, tra i più vivaci contro la Roma. In attacco, Kean se darà garanzie fisiche; altrimenti spazio a Piccoli, pronto a farsi valere.
A centrocampo, Pioli valuta anche la variabile Fagioli, che potrebbe spingere verso un più accorto 3-5-1-1. Sulle fasce pronti Dodo e Gosens, in mezzo Nicolussi Caviglia e Mandragora sembrano in vantaggio su Ndour, comunque non escluso.
In difesa, davanti a De Gea, tornerà Pongracic, smaltiti i problemi fisici, sul centrodestra con Pablo Marí e Ranieri a completare la linea.
Oggi la rifinitura dirà tutto. Domani, invece, parlerà il campo.
E comunque vada, sarà una festa. Per lui.
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