Troppa precarietà e incertezze sul futuro: “La ricerca non è volontariato” recita uno degli striscioni esposti ieri

Davanti al Teatro del Maggio, dove ieri è stato aperto l’anno accademico dell’Università di Firenze, un nutrito gruppo di ricercatori e dottorandi si è riunito pe protestare contro i tagli e la precarietà del settore della ricerca.

Sono giovani che il Corriere Fiorentino definisce “nel limbo”, in un universo fatto di contrati di pochi mesi o qualche anno e senza chiarezza sulle prospettive di carriera. E quindi impossibilitati a fare progetti per il futuro, dal lavoro alla casa e la famiglia.

Ieri mattina i ricercatori si sono radunati davanti al Maggio muniti di striscioni e catelli: “la ricerca è lavoro non volontariato”, “ci chiamano assegnisti perché precari suona male” e “contro tagli, guerra e precarietà, scioperiamo in università. No al ddl Bernini”.

Nel mirino dei ricercatori c’è infatti il nuovo disegno di legge presentato dalla ministra per l’Università Anna Maria Bernini, già licenziato dal Consiglio dei Ministri e ora al vaglio del Parlamento, che nelle intenzioni del Governo dovrebbe rimettere ordine nel settore dei contratti della ricerca e contrastare il precariato selvaggio che lo affligge, ma che secondo gli stessi ricercatori e dottorandi rischia solo di peggiorare la situazione, aggiungendo nuove figure professionali flessibili e minori retribuzioni.

Il Corriere Fiorentino ha raccolto le testimonianze di quattro ricercatori che ieri mattina hanno deciso di protestare davanti al Maggio, e tutti hanno puntato il dito contro l’estrema flessibilità die contratti nel mondo della ricerca, che non garantisce di fare previsioni professionali a lungo periodo e alimenta la precarietà del settore.

“Il nuovo Ddl non frenerà i contratti precari ma li farà aumentare” commenta una delle persone intervistate.
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