Nel primo semestre 2024 la Toscana è la settima regione per numero di ore di ammortizzatori sociali autorizzate, circa 18 milioni (18.052.054), e nel periodo ha registrato un aumento del 42,2% anno su anno, attestandosi al sesto posto in Italia e quasi decuplicando la percentuale dell'area di riferimento (il +4,5% del centro Italia). Lo afferma la Uil Toscana, secondo cui in totale le crisi industriali in Toscana sono 71 e coinvolgono oltre 11.500 lavoratrici e lavoratori.
La situazione tra le varie province non è uniforme: mentre alcune riducono l'utilizzo di ammortizzatori sociali (Massa Carrara, Pistoia, Grosseto e Lucca, con quest'ultima che ha una riduzione del 23%), altre le aumentano consistentemente: Arezzo, Prato e Pisa (+107,6%, +104,8% e +96,2%) di fatto raddoppiano le ore, mentre Firenze ha aumenti più contenuti con un +64,9%.
Per il segretario generale della Uil Toscana, Paolo Fantappiè, i dati indicano la necessità di "rilanciare lo sviluppo industriale e l'occupazione di qualità attraverso gli investimenti, che devono essere privilegiati rispetto alla rendita (come invece vediamo in molte città). Inoltre, non possiamo perdere la grande occasione del Pnrr e dei Fse, che rappresenterebbe anche un'ancora di salvezza dal costante declino socio-economico. A questo proposito chiediamo un maggior coinvolgimento delle parti sociali nella progettazione degli investimenti per non far sì che questi rappresentino solo altri finanziamenti a pioggia alle imprese e che non vengano accompagnati da una reale crescita occupazionale stabile e di qualità".
La situazione tra le varie province non è uniforme: mentre alcune riducono l'utilizzo di ammortizzatori sociali (Massa Carrara, Pistoia, Grosseto e Lucca, con quest'ultima che ha una riduzione del 23%), altre le aumentano consistentemente: Arezzo, Prato e Pisa (+107,6%, +104,8% e +96,2%) di fatto raddoppiano le ore, mentre Firenze ha aumenti più contenuti con un +64,9%.
Per il segretario generale della Uil Toscana, Paolo Fantappiè, i dati indicano la necessità di "rilanciare lo sviluppo industriale e l'occupazione di qualità attraverso gli investimenti, che devono essere privilegiati rispetto alla rendita (come invece vediamo in molte città). Inoltre, non possiamo perdere la grande occasione del Pnrr e dei Fse, che rappresenterebbe anche un'ancora di salvezza dal costante declino socio-economico. A questo proposito chiediamo un maggior coinvolgimento delle parti sociali nella progettazione degli investimenti per non far sì che questi rappresentino solo altri finanziamenti a pioggia alle imprese e che non vengano accompagnati da una reale crescita occupazionale stabile e di qualità".
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