In una nota l'associazione che rappresenta i magistrati respinge l'ipotesi di introdurre la separazione delle carriere

"La sentenza di non luogo a procedere peraltro suscettibile di impugnazione, emessa a favore di tutti gli imputati, costituisce prova evidente dell'efficacia del controllo giudiziale sulle iniziative del pubblico ministero, e della terzietà del giudice secondo l'attuale assetto processuale ed ordinamentale". E' quanto afferma in una nota la giunta esecutiva della Anm Toscana, commentando le reazioni della politica dopo la pronuncia del gip del tribunale di Firenze nel procedimento riguardante la Fondazione Open.

"La decisione è frutto della normale dialettica processuale e quindi del pieno confronto tra accusa e difesa, di fronte a giudice terzo", si legge ancora nella nota in cui viene evidenziato si sia trattato di "procedimento ed indagini complesse con tempi che si sono dilatati in fase di udienza preliminare anche per la necessità di attendere la decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzioni presentato".

     
La Anm Toscana inoltre definisce "non condivisibili" le prese di posizione pubbliche "che cercano di accreditare la tesi della necessità di modifiche normative, con espresso richiamo alla cosiddetta riforma sulla separazione delle carriere, attualmente in discussione in parlamento, al fine di creare una sorta di automatismo tra il proscioglimento dell'imputato nel processo penale e l'affermazione di una responsabilità diretta per danni a carico del magistrato del pubblico ministero che abbia esercitato l'azione penale".

Anche perché, conclude la nota, "nella vicenda non appare l'adozione di iniziative abnormi da parte dei magistrati del pubblico ministero, come già ampiamente accertato anche nei procedimenti avviati a seguito delle iniziative degli imputati, tenuto conto anche dell'esito alterno delle vicende processuali prima delle pronunce della Corte di Cassazione sui sequestri eseguiti in fase di indagini e della complessità della questione sottoposta alla decisione della Corte costituzionale".
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