"Mi meraviglia molto la linea legislativa liberalizzante dell'Europa che ha tolto ogni freno ai subappalti senza più nessuna capacità di regolarizzare questo sistema. Non è liberalizzazione quello che dobbiamo inseguire ma è la dignità delle persone che deve essere sempre assicurata". Lo ha detto l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, a margine del minuto di silenzio in piazza della Signoria dopo la tragedia del crollo del cantiere in via Mariti.
"C'è tanto sgomento per quello che è accaduto, poi in questo momento sento di dover dire tre parole - ha aggiunto -. La prima è preghiera perché io sono un credente e penso quindi tutto nella luce di Dio. Nella luce di Dio anche coloro che sono morti ed ora vivono nelle sue braccia e a lui li affidiamo, come pure affidiamo la cura di coloro che sono feriti e la loro guarigione. Ed infine la consolazione per tutte le famiglie e le persone che in questo momento sono nel dolore. Una seconda considerazione è quella della vicinanza. Dobbiamo essere accanto soprattutto a chi è ferito e alle loro famiglie, e alla loro sofferenza. La città tutta deve far sentire il suo calore di vicinanza concreto a queste famiglie perché la perdita dei loro cari non sia un baratro nell'oscurità ma sia un'apertura di generosità ed attenzione da parte di tutti noi. Infine la terza parola è la responsabilità. Tragedie come queste ci dicono che non è la fatalità perché esse accadono ma è responsabilità che altri dovranno accertare ma che noi dobbiamo resuscitare nel cuore di ciascuno. Tutti abbiamo un po' da responsabilizzarci in più nell'ambito del lavoro e della sua sicurezza. Noi chiediamo sempre che ci sia lavoro ma se il lavoro non è sicuro non lo vogliamo perché porta la morte".
"C'è tanto sgomento per quello che è accaduto, poi in questo momento sento di dover dire tre parole - ha aggiunto -. La prima è preghiera perché io sono un credente e penso quindi tutto nella luce di Dio. Nella luce di Dio anche coloro che sono morti ed ora vivono nelle sue braccia e a lui li affidiamo, come pure affidiamo la cura di coloro che sono feriti e la loro guarigione. Ed infine la consolazione per tutte le famiglie e le persone che in questo momento sono nel dolore. Una seconda considerazione è quella della vicinanza. Dobbiamo essere accanto soprattutto a chi è ferito e alle loro famiglie, e alla loro sofferenza. La città tutta deve far sentire il suo calore di vicinanza concreto a queste famiglie perché la perdita dei loro cari non sia un baratro nell'oscurità ma sia un'apertura di generosità ed attenzione da parte di tutti noi. Infine la terza parola è la responsabilità. Tragedie come queste ci dicono che non è la fatalità perché esse accadono ma è responsabilità che altri dovranno accertare ma che noi dobbiamo resuscitare nel cuore di ciascuno. Tutti abbiamo un po' da responsabilizzarci in più nell'ambito del lavoro e della sua sicurezza. Noi chiediamo sempre che ci sia lavoro ma se il lavoro non è sicuro non lo vogliamo perché porta la morte".
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