La Fiorentina deve assolutamente vincere in Ungheria

Quella che sembrava una formalità rischia di diventare già uno spartiacque decisivo per la stagione della Fiorentina. Altro che passeggiata di salute, eliminare il Puskas Akademia è tutt’altro che scontato. E non soltanto per il 3-3 con cui si è conclusa la sfida d’andata, che unito a come esso era maturato già di per sé potrebbe indurre a non stare affatto tranquilli, ma anche per come la squadra di Palladino ha pareggiato la gara di domenica col Venezia.

Di problemi, insomma, ce ne sono. Tanti, forse troppi. E gli auspicati rinforzi che il tecnico si attendeva già da diverse settimane tardano ad arrivare. Arriveranno pure, da Adli ad altri, ma in Ungheria la Fiorentina sarà la stessa che è scesa in campo sin qui. Tre sfide, tra l’altro, tutte giocate con squadre sulla carta di livello inferiore, ma sul campo in nessuna delle tre la Fiorentina ha meritato risultati differenti da quelli ottenuti.
 
PRESSIONE. Il tutto va unito alla pressione che si troverà a ‘dover sopportare’ e battere un tecnico come Palladino, giovane, alla prima esperienza in una piazza importante e che, per la prima volta in carriera, si troverà dinanzi ad un bivio che non ammette errori.

Al netto del ritardo sul mercato e di mille alibi che può avere, infatti, non sarebbe granché accettabile uscire dall’Europa contro un avversario che ha un valore della rosa 25 volte inferiore a quello della Fiorentina. O meglio, può anche accadere, d’altronde lo sport è pieno di storie in cui Davide sconfigge Golia.

Ma di solito trattasi di eventi straordinari. La cosa inaccettabile, piuttosto, sta nel fatto che un tonfo col Puskas Akademia sarebbe in linea con quanto visto nelle prime tre gare della stagione. E passi la prima, la seconda, la terza…ma poi c’è da evidenziare dei segnali di crescita. Altrimenti il cammino si mette subito in salita. E Firenze si sa, è buona e cara, ma fino ad un certo punto.
 
FUORI DALL’EUROPA. Poi c’è il partito di quelli del “ma sì, dai! Usciamo da questa coppetta, chi se ne frega, almeno pensiamo solo al campionato”. Tesi che altre volte nel precedente biennio è stata a tratti più o meno caldeggiata, soprattutto quando le cose andavano male.
Non ci sarebbe niente di più sbagliato.

In caso di uscita dall’Europa, infatti, ci sarebbero una serie di situazioni di difficile gestione. Intanto un possibile mancato introito di oltre 20 milioni di euro (soldi che entrerebbero in caso di vittoria del trofeo) più quelli da stadio (anche se ridotti per i lavori al Franchi), e un crollo nel ranking Uefa oltre che la privazione di una via per provare ad andare in Europa League via coppe. 

Poi ci sarebbe da gestire un ambiente già in vena di non fare troppi sconti (come testimoniato da cori e fischi col Venezia), così come ci sarebbe da difendere Palladino e squadra. A proposito di squadra, senza Europa sarebbe inutile avere due giocatori per ruolo. Dalla presenza di due portieri titolari come De Gea e Terracciano, più Martinelli che rimarrà a fare il terzo, alla batteria di giocatori offensivi tra cui i vari Beltran, Kean, Gudmundsson, Colpani, Sottil (più Kouame se resta, Barak se resta, mentre Ikoné partirà come Brekalo), fino ai due esterni sinistri Parisi e Biraghi e i due esterni destri Kayode e Dodo. Senza l’Europa, col solo campionato più qualche gara di Coppa Italia da giocare, lo spazio si ridurrebbe in maniera drastica.
 
Insomma, c’è solo una cosa da fare: vincere giovedì ed entrare in Conference. Per battere il Puskas chi c’è ad oggi a disposizione di Palladino dovrebbe bastare. E se non dovesse essere sufficiente, a quel punto ci sarebbe di che pensare.
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