La procura di Prato, diretta dal procuratore capo Luca Tescaroli, ha assegnato due mesi di tempo ai sei periti nominati per le indagini per far luce sulle cause che la mattina di lunedì 9 dicembre hanno innescato l’esplosione che ha ucciso cinque persone e ne ha ferite altre ventisei.
Il deposito Eni di Calenzano, presso il quale ieri mattina si è svolto il primo sopralluogo del procuratore accompagnato dai periti, rimarrà quindi chiuso per sessanta giorni minimo, ma considerando la complessità delle indagini e la lunghezza che queste, probabilmente, avranno, potrebbe tener chiusi i cancelli molto di più.
L’attenzione degli investigatori si concentrerà sulla baia numero 6, ovvero la corsia dove un camion stava facendo rifornimento al momento dell’esplosione, sulla numero 5 e sulla numero 7, presso le quali, è emerso, erano in corso dei lavori di manutenzione sui quali, però, c’è incertezza sul fatto che fossero o meno già partiti al momento del disastro: Eni sostiene che dovevano ancora iniziare, ma sarà la Procura a far luce sulla questione.
Inoltre, dovrà essere chiarito quale sia stato il “ruolo” del carrello elevatore nella vicenda, se davvero abbia funto da innesco per l’esplosione, e se ci siano stati eventuali malfunzionamenti dell’impianto di aspirazione dei vapori prodotti dal carico e dallo scarico del carburante, o se questi abbiano riguardato proprio il sistema di erogazione.
I consulenti nominati dalla procura di Prato si divideranno in due gruppi di lavoro: due di essi, esperti in esplosioni, cercheranno di accertare le cause che hanno portato allo scoppio, mentre gli altri quattro, esperti di impiantistica industriale e sicurezza sul lavoro, accerteranno che per l’impianto, attivo da cinquant’anni, fossero rispettati tutti gli standard previsti per la sicurezza.
Il deposito Eni di Calenzano, presso il quale ieri mattina si è svolto il primo sopralluogo del procuratore accompagnato dai periti, rimarrà quindi chiuso per sessanta giorni minimo, ma considerando la complessità delle indagini e la lunghezza che queste, probabilmente, avranno, potrebbe tener chiusi i cancelli molto di più.
L’attenzione degli investigatori si concentrerà sulla baia numero 6, ovvero la corsia dove un camion stava facendo rifornimento al momento dell’esplosione, sulla numero 5 e sulla numero 7, presso le quali, è emerso, erano in corso dei lavori di manutenzione sui quali, però, c’è incertezza sul fatto che fossero o meno già partiti al momento del disastro: Eni sostiene che dovevano ancora iniziare, ma sarà la Procura a far luce sulla questione.
Inoltre, dovrà essere chiarito quale sia stato il “ruolo” del carrello elevatore nella vicenda, se davvero abbia funto da innesco per l’esplosione, e se ci siano stati eventuali malfunzionamenti dell’impianto di aspirazione dei vapori prodotti dal carico e dallo scarico del carburante, o se questi abbiano riguardato proprio il sistema di erogazione.
I consulenti nominati dalla procura di Prato si divideranno in due gruppi di lavoro: due di essi, esperti in esplosioni, cercheranno di accertare le cause che hanno portato allo scoppio, mentre gli altri quattro, esperti di impiantistica industriale e sicurezza sul lavoro, accerteranno che per l’impianto, attivo da cinquant’anni, fossero rispettati tutti gli standard previsti per la sicurezza.
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