"Non si placano le aggressioni al personale di polizia penitenziaria nella casa circondariale di Prato: nella mattinata di domenica 15 dicembre, a seguito di un acceso diverbio avvenuto tra alcuni detenuti già noti per episodi che hanno compromesso l'ordine e la sicurezza, un ispettore di polizia penitenziaria, accorso sul posto con l'intento di riappacificare gli animi e riportare l'ordine all'interno della sezione detentiva, è stato inspiegabilmente colpito da un detenuto con una macchinetta da caffè al volto. Solo dopo l'intervento di altro personale in servizio la situazione è stata riportata alla normalità". Così il segretario Sappe della Toscana Francesco Oliviero.
"Per l'ispettore è stato necessario il trasporto al pronto soccorso dell'ospedale cittadino - aggiunge in una nota -, con una prognosi di sette giorni, riportando contusioni multiple alla mandibola ed un taglio sotto al mento".
Per Oliviero "è da troppo tempo che segnaliamo l'immotivata aggressività di questi soggetti nei confronti del personale di polizia penitenziaria. A questo punto non ci resta che pensare che l'Amministrazione penitenziaria non è capace di tutelare il personale amministrato. Lo rivendichiamo da troppo tempo: a Prato servono mezzi, uomini ed interventi strutturali, ma ad oggi nulla e stato fatto".
Donato Capece, segretario generale del Sappe, sottolinea che quello "in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia. Per questo è fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure".
"Per l'ispettore è stato necessario il trasporto al pronto soccorso dell'ospedale cittadino - aggiunge in una nota -, con una prognosi di sette giorni, riportando contusioni multiple alla mandibola ed un taglio sotto al mento".
Per Oliviero "è da troppo tempo che segnaliamo l'immotivata aggressività di questi soggetti nei confronti del personale di polizia penitenziaria. A questo punto non ci resta che pensare che l'Amministrazione penitenziaria non è capace di tutelare il personale amministrato. Lo rivendichiamo da troppo tempo: a Prato servono mezzi, uomini ed interventi strutturali, ma ad oggi nulla e stato fatto".
Donato Capece, segretario generale del Sappe, sottolinea che quello "in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia. Per questo è fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure".
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