"Il dato più allarmante che emerge dall'operazione anticorruzione" al carcere di Prato "è che la procura ha condotto le indagini deliberatamente all'insaputa degli attuali vertici del carcere". Lo dichiara in una nota Leo Beneduci, segretario generale dell'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (Osapp) sulla maxi-perquisizione nella struttura. "I frequenti cambi di comandante e direttore disposti o ratificati dalla direzione generale del personale del Dap, ai cui vertici era da sette anni l'attuale vice capo dell'Amministrazione penitenziaria Massimo Parisi - prosegue - rendevano troppo rischioso condividere informazioni sensibili con chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell'istituto. Non sappiamo se ciò significhi anche che l'autorità giudiziaria non ha ritenuto affidabili i vertici in missione forfettaria, pagati 110 euro al giorno per gestire un istituto con 111 detenuti mafiosi", "ma di certo sono giustificati numerosi dubbi e perplessità in proposito".
Per Beneduci "l'abbinamento mediatico tra corruzione e violenza - l'episodio dell'olio bollente contro il killer di Denisa - getta un discredito devastante sulla polizia penitenziaria di trincea, che invece è la prima vittima di questo sistema. I nostri colleghi vengono lasciati soli a gestire situazioni ad alto rischio mentre i vertici scaricano su di loro ogni responsabilità", ossia "il personale nelle trincee delle sezioni detentive delle carceri affronta le conseguenze di questa gestione fallimentare, mentre comandante e direttore si preparano al rientro nella Capitale". Inoltre "il caso di Prato conferma il fallimento del sistema delle missioni: costi esorbitanti, nessun miglioramento della sicurezza, abbandono a se stesso del personale della polizia penitenziaria. I vertici avvicendatisi al Dap e il Provveditore distrettuale della Toscana Umbria - hanno precise responsabilità amministrativo-istituzionali nella sciagurata gestione del penitenziario di Prato".
"Fino a quando - conclude Beneduci - si continuerà a sottovalutare nei gravi fatti delle carceri, le colpe di apparato e saranno solo gli agenti, ultimissimo anello nella catena di comando, a pagare per tutti?".
Per Beneduci "l'abbinamento mediatico tra corruzione e violenza - l'episodio dell'olio bollente contro il killer di Denisa - getta un discredito devastante sulla polizia penitenziaria di trincea, che invece è la prima vittima di questo sistema. I nostri colleghi vengono lasciati soli a gestire situazioni ad alto rischio mentre i vertici scaricano su di loro ogni responsabilità", ossia "il personale nelle trincee delle sezioni detentive delle carceri affronta le conseguenze di questa gestione fallimentare, mentre comandante e direttore si preparano al rientro nella Capitale". Inoltre "il caso di Prato conferma il fallimento del sistema delle missioni: costi esorbitanti, nessun miglioramento della sicurezza, abbandono a se stesso del personale della polizia penitenziaria. I vertici avvicendatisi al Dap e il Provveditore distrettuale della Toscana Umbria - hanno precise responsabilità amministrativo-istituzionali nella sciagurata gestione del penitenziario di Prato".
"Fino a quando - conclude Beneduci - si continuerà a sottovalutare nei gravi fatti delle carceri, le colpe di apparato e saranno solo gli agenti, ultimissimo anello nella catena di comando, a pagare per tutti?".
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