La Suprema Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del legale del ceceno: ‘Ininfluente che sia latitante’

La Corte di Cassazione ha pubblicato le motivazioni della sentenza con cui ad aprile aveva respinto il ricorso presentato dal legale del ceceno Rassoul Bissoultanov: la corte ha respinto sia l’argomentazione che, essendo Bissoultanov latitante, non avrebbe potuto conferire mandato al proprio rappresentante legale per l’impugnazione delle varie sentenze, sia quella per la quale Bissoultanov, essendo sotto processo anche in Spagna, rischia di essere condannato in due paesi per lo stesso crimine (in gergo giuridico si dice ne bis in idem, cioè non due volte per la stessa cosa, nel senso che non si può essere processati due volte per la stessa accusa).

I giudici hanno infatti sostenuto che dato che in Spagna il processo contro Bissoultanov ancora non è finito non si può parlare di giudicato (cioè di una sentenza definitiva, di condanna o di assoluzione che sia) e quindi la condanna definitiva a 23 anni di reclusione per l’omicidio di Niccolò Ciatti è del tutto valida e corrispondente alle regole processuali italiane.

Bissoultanov è al momento latitante: fu infatti rilasciato dalle autorità italiane poco dopo la sua estradizione in Italia (rilascio che la Cassazione annullò) e da allora è scomparso, nonostante sia inserito nella lista dei most wanted dell’Interpol (la procura europea).

Si chiude quindi definitivamente la vicenda processuale di Bissoultanov e si avvicina, anche se di poco, la tanto agognata giustizia per Niccolò Ciatti, un ragazzo di appena 21 anni pestato a sangue dal ceceno dopo una banale lite a Lloret de Mar nel 2017.
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